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Il cantare delle
mie castella
Poesia. Quando si
affronta un’opera di Onano le sorprese non mancano. Nel presente caso il calco
medievale (cfr. anche Medioevo) contiene anche una certa dose di ironia.
L’ottonario, verso piuttosto schematico se adotta il ritmo trocaico, si attaglia
perfettamente alle storie, cinque in tutto, che vengono qui ‘narrate’, il cui
lessico spesso si adegua all’epoca (siamo nel basso medioevo) senza mai arrivare
ad estremi arcaismi, utilizzando invece spunti linguistici di una consolidata
tradizione.
La rima si alterna secondo lo schema abcb e la struttura
ritmica esce talora dall’arcimodello, con un bell’effetto nel verso “come di
rombo di tuono” [dattilico]. Ecco un raro caso di ipermetria: “per la Croce e la
libertà”. Il testo Bassano è davvero godibile nell’enumerare le
efferatezze di Ezzelino da Romano, secondo le cronache “il più ridottato tiranno
che fusse tra i cristiani”; circa diecimila padovani fece mutilare se non
uccidere.
L’eros spinto ai lussuriosi appetiti viene invece evidenziato nel
brano Canossa, riferito alla famosa Matilde, in tarda età sofferente di
gotta, eccellente rimedio per far diminuire le voglie carnali, quando ancor
giovane “sopra un piatto inargentato | bianca e nuda si concesse”. L’autore sa
infiltrare nella narrazione elementi poetici. “Da celesti lontananze | lieve un
tocco di campana.” Può sembrare impossibile, considerando il tipo di scrittura,
ma non sono pochi i momenti che suscitano in chi legge una genuina emozione.
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Recensione |
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