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Poesia. Colpiscono di
prim’acchito i testi verticali che però non si rifanno – almeno strutturalmente
– ad Ungaretti; una poesia come XLII (sono in tutto cinquanta, contrassegnate da
numeri romani) frantuma la frase, che assume un ritmo essenziale, soprattutto
per le parole brevi, eccettuata declinazione (quinario), le quali in
clausola, pur atone, diventano tronche. E più sinuoso, esteso movimento, si nota
nella lirica XLIII, perlopiù in trisillabi. Nella tecnica peculiare si fa luce
un lirismo limpido ed elegante: ‘Sento ancora | cantare | il mio fiume’ (I), ove
si percepisce – nell’insieme – il ritmo anapestico. Poi, finezze coloristiche:
‘indaco che mi vela’ (XIV,19) — squisita immagine. Per il titolo cfr. L, ultimo
verso.
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Recensione |
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