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Neve pensata

Poesia. Quando ci si introduce in una silloge poetica come questa (solo con note nei due risvolti) ciò che ci viene incontro è la poesia, senza aggiunte o commenti critici. Ma è sufficiente un passo – il senso del fiorire muto del tiglio - a rendere superflua ogni ulteriore conferma. Perché poesia, almeno nel concetto di chi scrive, è quel mondo interiore ed esteriore che trova la sua ideale composizione nel linguaggio, e quindi nella scrittura. Peraltro, la vena ‘musicale’ è certificata con diversi spunti: Kapsberger, Piazzolla, Desprez — tempi diversi ma congiunti nella stessa interpretazione di un divenire storico cui la musica appartiene.

La sensibilità verso il paesaggio non è mai superficiale, ma un quasi immedesimarsi con gli oggetti rappresentati, ed è quel vincolo che unisce tra loro i vari poeti: pochi resistono la fascino della natura e alla sua parte figurale, il punto sta nel comprenderla e narrarla in modo interiorizzato. Nella seconda parte del volume dedicata a Daniela Cremona (In memoriam) il lato elegiaco non depone però quell’istinto poetico che traduce il ricordo in spirituale presenza. Se la neve fa da collante all’insieme, altri aspetti ci vengono incontro, per esempio il corpo: anzi, diciamo che tipograficamente Silentium appare in un corpo più piccolo.

Nell’Offerta musicale (ecco il barocco) con dedica a Sandro Boccardi l’incipit è di rara potenza: “L’immagine, lo specchio, il suono ed il pensiero”: inutile dire che la condensazione di ciò che si deve dire apre inaspettate dimensioni. E tuttavia il poeta non è situato in una astratta proiezione del reale: lo dimostrano le poesie riferite a Beslan.

Recensione
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