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Oltre il sogno
Narrativa. Lo stile emerge subito per una sua peculiare
cifra espressiva che si riverbera nel linguaggio adottato: lessico e sintassi
quindi concorrono a definirlo andando oltre il fatto puramente linguistico. Il
luogo si potrebbe intuire già dalla Accademia Sibelius in cui si
rappresenta Il cigno di Tuonela, si direbbe quasi un contrasto fra
l’oscura e cupa pagina e la vitalità che invece emerge dalla scrittura, al punto
che la “musica li sfiorava appena, e non lasciava traccia”.
Nel suo percorso il romanzo assume spessore, come per aumentare il senso di
una presenza narrativa che determina, eppure lascia alcuni tratti in ombra, non
potendo la parola esplicare tutto. Nel settimo capitolo, per esempio, la
risoluzione semantica è denotativa: “Jill andò alla finestra e guardò con
insistenza la facciata trapezoidale della chiesa luterana” — l’aggettivo ci
rimanda immediatamente l’immagine. C’è un altro aggettivo che potrebbe
attagliarsi alle vicende che si susseguono: il ritmo incalzante, moderno
ma sempre coerente. I riferimenti colti o artistici si inseriscono nel tessuto
narrativo delineando quindi l’ambiente umano e psicologico. C’è una osservazione
da tenere in conto: “Perché la gente non legge l’arte?” [corsivo nostro]
Sarebbe un errore giudicare una superficie, ancorché pittorica. Ecco
l’importanza di un libro, di questo libro: “L’uomo vive nella perenne tensione
della finzione”. Perciò la narrativa è finzione? fino a che punto? Si colgano
nel capitolo XXVI le riflessioni indotte da un ambiente religioso. Poi passano
gli anni, venti per l’esattezza, e si arriva all’epilogo, forse la parte più
poetica dell’intero romanzo: anche qui un tratto notevole, la perfezione
non è di questo mondo, oppure, come già detto in altri casi, risiede nel
pensiero che la scrittura può far scaturire.
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Recensione |
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