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Pagine. Sul filo
sottile del tempo
Narrativa. Quel
filo sottile del tempo unisce i racconti e si esprime in Mòmi.
Scrive Melville in John Marr che ogni cuore dotato di immaginazione sogna
di ritornare a quegli antichi affetti che il tempo sembra aver distanziato ma
non offuscato. Infatti queste pagine, realizzate in brani quasi sempre brevi,
riescono a cogliere quei sentimenti che la memoria trattiene, a volte
idealizzando luoghi e avvenimenti che non sempre hanno corrispondenza nella
realtà.
È anche la lingua che l’autrice adotta a rendere più pregnanti i
fatti narrati: gli inserti in dialetto, debitamente tradotti, riescono a
ricreare anni ormai lontani e a renderli nella loro pienezza spirituale, poiché
ogni vera perfezione risiede non tanto in ciò che è ma come viene
pensato. Allora i ricordi si fissano in un modo particolare, e nasce l’idea di
un mondo interiore mai completamente scomparso, che anzi sembra trasmettersi in
coloro che verranno. Se volessimo approfondire l’indagine su questa raccolta
dovremmo affermare che non sono bozzetti, ma frammenti di un’anima, della
quale la poesia fa parte come per un’innata qualità.
Vi sono storie che restano
indelebili, come quella toccante di Edda, due pagine che sembrano racchiudere
una vita. La poesia però si trasferisce pure negli oggetti, si direbbe dotati di
una propria identità, e la parola può ricreare una magia che gli occhi di noi
‘adulti’ non sanno più vedere. Quei tempi non furono rose e fiori, ma era la
nostra umanità a essere diversa. Scrive l’autrice: “Il mio letto è una nuvola di
bambagia e mia nonna trascina una camicia da notte con pizzi di Sangallo che
pare una regina”. Fin che ci saranno libri come questi possiamo ancora sperare.
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Recensione |
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