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Parusia

Poesia. Una punteggiatura sobria, a volte le parentesi e una rarità il punto interrogativo: spesso i testi non chiudono col punto fermo. Può sembrare un dettaglio, ma si ripercuote sulla struttura delle singole poesie, ciascuna quasi sempre racchiusa in un giro interno in cui scarse risultano le divisioni strofiche.

Poi ci sono le rime che seguono una linea di richiamo con la massima spontaneità, direi quasi fisiologica. Colpisce immediatamente lo stile dell’autore: la sua scrittura appare destoricizzata e fissata in una sfera linguistica assoluta, infatti mancano riferimenti storici precisi e i nomi che vi compaiono riguardano l’area mitologica, come Mercurio o Marte. Si deve allora cogliere nel suo senso il termine del titolo parusia, che dall’arrivo d’un personaggio trapassa nella filosofia platonica fino a venir adottato dai primi scrittori cristiani per indicare il ritorno di Cristo, perciò il chiliasmo in dimensione millenaria.

Uno stile ‘spirituale’ che anziché annullare la personalità la riconduce in un territorio più elevato proponendo ogni argomento con una cifra peculiare in cui anche la natura viene per così dire inglobata nel contesto entrando a far parte di un progetto verbale ormai irreversibile, e poiché il poeta ritiene che il tempo sia un artificio (p. 48) la parola scioglie gli ultimi vincoli con simile artificio e cerca la verità nascosta come ci dice una delle liriche più significative.

Recensione
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