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Passione e sintonia. Saggi e ricordi di un italianista

Saggistica. Saggi e ricordi che confermano, ancora una volta, la qualità estetica e conoscitiva dei saggi di Giachery, il quale preferisce definirsi più interprete che critico. Si parli di Ungaretti o di un Carducci oggi disatteso o del linguaggio in genere (ultimi due saggi), vi è sempre una ‘penetrazione’ nel tessuto culturale e linguistico che sembra il preavviso di un ‘oltremondo’ letterario.

Non è errato considerare la critica e ogni tipo di esegesi una via a sé, realizzabile ovviamente solo in presenza del testo. Un elemento che potrebbe essere ‘fenomenologico’ (cfr. p. 19) è il lessico di ciascun autore: e qui affiora l’idea di “universo immaginario” proprio di chi, in qualsiasi forma, scrive. Dunque la scrittura è un ‘fenomeno’ distaccato dalla realtà? oppure vi sussiste un punto di contatto? Difficile dirlo: le cose in effetti non si riproducono con la parola, ma vengono al più suggerite. Leggendo però i saggi di Giachery si comprende come possa esistere una vita ‘diversa’, dove utopia e bellezza si intravedono grazie ai segni: sta al lettore percepire il senso di ciò che è oggettivamente intraducibile.

Recensione
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