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Poesie Prose e
Jazz
Poesia, prosa e
saggistica. Come da titolo l’opera si divide in tre parti che ovviamente viene
in modo spontaneo da ritenersi collegate da uno stesso filo conduttore, al punto
da avvicinare e perfino integrare la parola e il suono. La prima parte (poesie)
si distingue per un carattere essenziale della scrittura: l’autore mira alla
sintesi dei concetti e talvolta delle emozioni (Saudade), sicché i
ricordi che in ogni caso si infiltrano nei versi mostrano diverse facce, il
presente con la sua enunciazione ‘formale’ del testo, e il passato con le
infinite implicazioni che la memoria produce. Ci viene da pensare che il tempo
non inganna, o forse siamo noi a ingannarci sulla sua reale incidenza.
La
seconda parte (prose) prosegue in altra dimensione lo stile già notato nelle
poesie: la quotidianità e gli eventi che ne conseguono sono riportati con grande
chiarezza in modo da non equivocare sul contenuto. I temi trattati risultano i
più disparati, ma ci piace collegare l’idea poetica a quella prosastica,
per esempio: nel rievocare un’abitazione già se ne deduce la storia, che
appartiene in misura non separabile da coloro che la abitarono per tanto tempo,
e qui entra in gioco ancora la memoria, coi suoi parametri spesso divergenti dal
dato oggettivo.
Nell’ultima sezione (Il mio Jazz) i diversi avvenimenti
che hanno costellato la vita dell’autore, e come ogni musicista che si rispetti
non pochi sono i viaggi o i trasferimenti all’estero, a volte di una certa
durata. L’amore per il jazz è peraltro una chiave introduttiva nello spirito
umano e artistico di Duccio Castelli, in particolare quel jazz classico che è
intramontabile, occorre abbinarvi l’audizione dei venti brani contenuti nel CD,
con le belle sonorità che gli strumenti propongono: il jazz è indubbiamente
improvvisazione (come già negli antichi canti gregoriani), ma per uno strano e
pur effettivo ossimoro, una improvvisazione che diviene fissa allorché sia
trasferita su disco o altro supporto ad uso musicale. Libro e CD piacevoli, alla
lettura e all’ascolto, anche per chi del jazz è profano.
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Recensione |
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