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Quattro racconti di Natale

Narrativa. Una festività che diremmo stimolante per lo scrittore o il narratore. Racconti brevi ma compiuti nella loro sfera espressiva. Il primo (Il mio vero nemico) ci fa tornare in mente l’opera di Molnár, ma qui siamo in una diversa ambientazione, ossia nel periodo bellico (1944), e quel senso di cavalleria sembra scomparso e il concetto fondamentale è tra libertà e tirannia.

Un bozzetto svolto con garbo è La zuppa inglese,dimostrazione di come l’autore riesca a creare situazioni interessanti anche su un tema semplice: la memoria qui acquista un valore positivo. Diversa la dimensione storica nei due successivi racconti. Pietro e le donne pone una problematica nei rapporti tra uomo e donna, certamente non è esente la coscienza di attuali accadimenti, ma seguendo Gesù (è Pietro che parla) le idee si ‘confondono’ poiché rompe gli schemi della tradizione.

L’ultimo racconto (La serva del Sommo Sacerdote) vede sempre Pietro al centro della questione: pare infatti che il vangelo attribuito a Marco sia stato dettato da Pietro, quindi il ruolo di Marco sarebbe di scrivano. Pietro non si dà pace per il suo tradimento, comprensibile per un essere umano, anche se Gesù lo ha perdonato. Nel sogno di Tecla, oltre all’immagine, entra la poesia della fede.

Recensione
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