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Saggistica. Se si dice Rebora si pensa al più noto
Clemente, zio di Roberto, del quale viene qui esaminata la produzione poetica
ponendo ‘interrogazioni’. Roberto Rebora nasce a Milano nel 1910, e ventiduenne
pubblica la prima poesia su Circoli. Muore incidentalmente nel 1992.
Un’opera la sua per certi versi complessa, a volte antilirica, con osservazioni
ironiche, ‘nulla di ascetico o trascendente’ (p. 19), ma potrebbe avere aspetti
‘metafisici’ (cfr. Note a Matita). La tendenza però è a denotare
l’oggetto in sé: ‘Se dico nuvola | non intendo immagini alla deriva’ (p. 38);
oppure Parole cose. Quando le soluzioni ‘estreme’ cedono a maggior
duttilità, ecco versi altamente significativi: ‘Oscillo nel sonno | con grandi
segnali d’aria’ (Fine della giornata). Più che lodevole questo saggio —
tra l’altro Anelli ha fondato e dirige l’importante rivista Kamen’. Ne
esce la figura di un poeta da valorizzare a approfondire.
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Recensione |
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