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I conti sospesi di Lucio Zinna

A mezz’aria
(a Lucio Zinna)

È lì che sta
la poesia sospesa
- a noi salire (o
scendere se troppo per errore
ci eravamo sollevati)
a scioglierne le trame
a chiarire allusioni
a dire e dare
sensi e sensazioni

Poesie a mezz’aria di Lucio Zinna è un libro di quelli – piccoli e tosti – che si devono leggere con calma e non una volta, poiché danno successivamente contezza di sé, riservando al gioco nuove carte da giocare e facendo vincere una posta più alta, se la scommessa ha saputo mantenersi con fiducia.

Un gioco (che si avverte stanco ma si vuole ancora vivo con quel che rimane della forza di un tempo) fra la vita che c’è e “i conti che non tornano”…

Un rendiconto resoconto, a sé e a chi c’è, vicino o lontano che sia – compagno di vita o lettore casuale – anche se, con amarezza lo si ammette, o con una punta di apotropaica scaramanzia “questi rendiconti non riescono mai” (in un testo che ha per titolo “Tardetà”).
Ma il bene più grande che si possiede e si conserva (e che si può dare – trasmettere) è “se stesso”, il poeta lo sa, si dà, nemmeno si aspetta di essere gradito, ma sa che quello è il “conto” che può fare con la propria esistenza (“conto le porte che furono aperte e quelle che rimasero chiuse…” e infine “continuo a darti me stesso”. E alla fine comunque ci si deve scontrare con la logica dei tempi, che passano nostro malgrado e che ci sfuggono perché siamo incapaci noi – Seneca (non) docet! – di vivere appieno la vita che ci è data… “visto e considerato che passa tutto (anche il futuro)”: certo, poiché sprecato in una attesa incongrua, improduttiva, fuori dagli affetti buoni che avrebbero nobilitato il nostro essere chi siamo.

dicembre 26, 2010
www.stanzadelpoeta.wordpress.com

Recensione
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