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Come sottolinea giustamente Francesco Speciale nella Prefazione, viviamo in
un’epoca in cui, dominando la civiltà dell’immagine, i messaggi rapidi, proposti
dalla televisione e dal cinema, inducono sovente l’ascoltatore a un
atteggiamento acritico; il difficile compito della Scuola consiste nel saper
promuovere la curiosità cognitiva dell’alunno, il suo amore per la lettura, in
modo che lo studente s’impegni ad analizzare, a riflettere, a porsi domande, per
cercare le possibili adeguate risoluzioni ai numerosi problemi sociali,
prestando la doverosa attenzione ai temi importanti e attuali, quali l’adozione,
l’abbandono dei bambini, l’interculturalità.
Fin
dalle prime righe del libro, l’autrice analizza il problema dell’adozione,
inserendolo in una visione di rapporti di globalizzazione, con cui
quotidianamente dobbiamo fare i conti; a pagina 10 Mirella Genovese,
rivolgendosi all’amatissima figlia Marika, scrive: «[…] Noi abbiamo sfatato il
famoso proverbio “Di mamma ce n’è una sola”, perché di mamme tu ne hai due:
quella che ti ha messo al mondo e quella che ti ha allevata. […]» In
questo caso la “mammy” arrivò “dal cielo”, perché giunse in aereo a Manila,
nella missione gestita dalle suore, dimora accogliente per i bimbi rimasti
orfani.
A p 11 leggiamo «[…] So che nel cuore di ogni donna c’è un larghissimo spazio
riservato all’amore per i figli: è lo spazio più grande.
Un altro spazio è riservato a tutte le altre creature di questo mondo. […]”.
La vicenda personale della scrittrice si inserisce in un contesto mondiale di
storia contemporanea e gli argomenti trattati toccano la sfera dei sentimenti,
sollecitando la partecipazione emotiva del lettore, senza trascurare
l’approfondimento della conoscenza sia degli aspetti folcloristici di culture
diverse sia delle tematiche etiche e sociali affrontate.
Mi piace definire tale volumetto un memoriale avvincente come un ottimo
romanzo; esso si articola in un dialogo retrospettivo, esprimente sia il punto
di vista della madre sia il punto di vista della figlia adottiva (punti di vista
che interagiscono non soltanto nella ricostruzione del vissuto relativo alla
pratica dell’adozione, ma anche negli immancabili consequenziali risvolti
psicologici e formativi).
Il libro è stato concepito come destinato prioritariamente al mondo
scolastico; sono presenti, infatti, diciassette pagine, dedicate al “Laboratorio
didattico-educativo”, che comprendono, per ognuna delle due parti, in cui il
memoriale è suddiviso, sezioni specifiche, utili per sollecitare la
partecipazione dello studente delle superiori, rendendolo protagonista attivo,
quali: “Comprensione del testo”, “Analisi della struttura”, “Lo spazio”, “Il
tempo”, “Analisi linguistica”, “Oltre il testo”, “Riflessioni sul romanzo” e
“Scrittura creativa”.
Ritengo che questo volumetto sia meritevole di essere conosciuto da un
pubblico allargato, perché reputo giusto venga divulgata quella ricerca di
rigore etico e civile che pervade tutto il lavoro, rigore morale comunicato con
l’uso di un linguaggio, semplice e chiaro, che mette in luce, senza alcuna
retorica, ma con la forza di chi ha affrontato determinate significative
esperienze, il messaggio di solidarietà, che non rimane nelle intenzioni della
scrittrice, ma che risulta la testimonianza di chi ha provato quel senso di
soddisfazione morale e di serenità interiore, perché ha saputo impegnarsi
costantemente in attività di volontariato e nella pratica dell’adozione non solo
“in presenza”, ma anche “a distanza”.
Considero particolarmente interessanti le pagine dedicate al tema
dell’integrazione socio-culturale, tema svolto attraverso lo sforzo del recupero
della memoria; il ricordo viene rappresentato come un’esigenza dell’anima,
capace di rendere più responsabili, riproponendo gioie e dolori rivissuti con la
saggezza dell’esperienza acquisita e con la forza data dalla consapevolezza di
poter godere di un rapporto affettivo familiare, saldo e sicuro, che riesce a
far superare le difficoltà della vita.
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Recensione |
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