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Con la prefazione dello storiografo e araldista conte Luciano Pelliccioni di Poli è stata edita dall’Accademia de “La Fucina” la monografia “Memorie della Famiglia Mezzasalma di Messina” dal barone Raffaele Marino il cui valore come scrittore e promotore di manifestazioni culturali è stato riconosciuto nel 1975 dal Capo dello Stato Leone con la concessione della croce di cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana su proposta del Presidente del Consiglio onorevole Aldo Moro e nel 1979 dal Presidente Pertini con la promozione ad ufficiale su designazione del Sottosegretario onorevole Franco Evangelisti.

Nel saggio, dedicato all’Ava paterna, donna Francesca Antonia Mezzasalma Lo Monaco, nel quarantesimo anniversario della scomparsa, l’Autore cita una ottantina di personaggi che hanno illustrato nei vari campi la prosapia di origine milanese, trapiantatasi a Messina nel XVIII secolo.

Tra i discendenti di don Giuseppe Mezzasalma Serra, trisavolo del compilatore, che, educato dai gesuiti, si dette con ardore allo studio delle matematiche, ricordiamo il dottore in utroque iure, cioè in iure phorificio (forense) e cesareo (di corte), Nicola Mezzasalma Scullica di San Calogero, che concluse la carriera al servizio dei Borboni come intendente (oggi prefetto) dell’allora provincia di Noto, nel 1859-60; il patriota risorgimentale avvocato Papirio Fronte, di origine modicana, che fu consigliere provinciale di Messina e cofondatore del quotidiano “L’ Imparziale”; l’omonimo Avo dell’autore, uomo di antico lignaggio che – come si rileva dalle collezioni dei quotidiani “Gazzetta di Messina”, “Giornale di Sicilia”, “Il nuovo Imparziale” e “Politecnica e Commercio” – nel trentennio pre-terremoto fu uno dei pochi soci della sezione messinese del Tiro a Segno Nazionale che tenne alto il prestigio degli sportivi siciliani (sarebbe il caso che il Municipio di Messina, che gli assegnò tante volte fucili e medaglie d’oro, gli intitolasse una strada); l’ingegnere Pietro Mezzasalma Cirino, collaboratore del “Giornale di Sicilia”, che legò il suo nome all’erezione di un monumento ai caduti di Roccavaldina (il primo in Sicilia) scoperto nel 1919 e all’autonomia di Torregrotta; le medaglie d’argento della guerra 1915-18 Francesco Torre, Gaetano Mezzasalma Sutera e Pietro Schepis, e lo chançonnier Odoardo Spadaro che, come pochi sanno, era fiorentino solo di nascita in quanto il padre, tenente dei granatieri Gustavo Adolfo Spadaro, ed i suoi antenati paterni e materni erano messinesi.

Il barone Raffaele Marino – appartenente ad un ceppo patrizio che vanta solide tradizioni tra gli uomini di legge – con tale saggio “…perla del patrimonio di questa Biblioteca Comunale T. Cannizzaro di Messina …” come è stato definito dal dottor Salvatore Picciotto, ci ripropone duecento anni di vita della Regina del Peloro. L’opuscolo è corredato da foto, veri gioielli di antiquariato, (la fotografia, inventata nel 1824, giunse a Messina intorno al 1850) stampati da artisti come i Benincasa, Cella, Nicotra e Saitta, che il barone Raffaele Marino annovera nel suo ricco Archivio.

L’opera è stata catalogata nelle biblioteche centrali di Firenze e Palermo, in quelle nazionali di Bari, Napoli e Roma, nelle universitarie di Bologna, Catania e Messina ed in altre di minore importanza.
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