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Azzurrità

Il crepuscolo estivo indugia a lungo sopra le colline; rimane alfine sospeso tra le cime dei monti, come un alito ametistino.

I rintocchi d’una campana appartata cadono, con una vibrazione netta, da tanto quasi dimenticata, anche sull’anima, la cui voce sempre più debole diventa nel fluire dei giorni; e questi portano dentro di sé il malessere d’una realtà che invade, con sensazioni molteplici, ogni rifugio di silenzio, tronca pause di raccoglimento.

La purezza dell’aria, quassù, avvolge come un lenitivo le piaghe del corpo e della mente soggetti alla tirannia dell’incessante divenire.

La voce dell’anima, ognora così trascurata, torna a farsi riudire …

In questa azzurrità, come si spande
il suono d’una secchia alla fontana!

E sembra torni dal suo esilio, l’anima;
se ne risenta la negletta voce.

La realtà si sfila, nube vaga
tra i candidi vertici del Tempo.

Un chiostro arduo sporge; nel passato
penetrarono, mistici intelletti,
l’Eterno, come ad essi più vicino.

Oggi, soltanto il portico decrepito,
il fremito riattende delle ali
d’una famiglia loquace di rondini.

Pel sentiero pietroso sembra ancora
del canto fermo,1l’eco ci socchiami.2

La ginestra conforta il nudo sasso.

Note:
1 Canto fermo,:canto gregoriano;
2 socchiamare,:chiamare sottovoce.

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