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Libero de Libero e le perniciLibero De Libero (1903-1981), nato a Fondi (Latina), visse poi a Pàtrica (Frosinone), sino a quando si trasferì a Roma. Rimase sempre idealmente legato all’ambiente ciociaro, in cui aveva trascorso la fanciullezza. E si svolge in un aperto scenario naturale, l’episodio – semplice in sé, ma non privo di significato – sinteticamente rivissuto nella memoria, attraverso la poesia, il cui titolo è appunto “Aneddoto”.* Come ha scritto Sergio Solmi: “E’ costante in De Libero un colorito di idillica autobiografia e un accento di scontrosa confidenza, di rattenuta elegia che è ben suo.”** De Libero dice di essersi addormentato sotto un albero e di essere stato svegliato, nell’alba estiva, da un branco di pernici, visibilmente contente della luce ritrovata. Così “scherzose” è come se invitino il pacifico e solitario poeta a seguirle in quei luoghi pietrosi, che esse prediligono e dai quali sembra ricevano in dono, per il loro piumaggio, il medesimo colore tra grigio e castano. Il poeta va girellando dietro la lieta “brigata”, mosso da simpatia, da amore: “Il mio ozio era d’amore” … Ma, fattosi mezzogiorno, allorquando “in calmo nido / stavano dilette pernici”, ecco comparire una figura inquietante: “venne il cacciatore” … Anche se De Libero altro non aggiunge, non si può non immaginare, e con tristezza, il repentino epilogo del bucolico aneddoto.
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