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Sul fronte italiano della guerra 1915-18:
i due fratelli Stuparich, interventisti e irredentisti

Fiorisce un cenacolo luglio
settembre 2021 n. 7-9.

I due fratelli Stuparich Giovanni (detto Giani) e Carlo nacquero a Trieste rispettivamente nel 1891 e nel 1894, da padre dalmata e da madre triestina. Dopo aver compiuto gli studi liceali nella città natale, i due, come facevano diversi giovani giuliani, tra cui Scipio Slataper, si trasferirono a Firenze per frequentare l’Istituto di Studi Superiori. Qui vennero a contatto con il settimanale "la Voce", dal 1988 diretto da Giuseppe Prezzolini, aperto anche alla problematica culturale e a quella sociale. I due fratelli vi collaboravano. Ma intanto nel maggio 1915 l’Italia entrava nel primo conflitto mondiale; a Giani e Carlo pur essendo sudditi dell’Impero Austro-Ungarico, si arruolarono, secondo le loro convinzioni irredentistiche, come volontari nell’esercito italiano. Essi vennero inviati al fronte sull’altipiano di Asiago. Carlo il 10 maggio 1916 vedendo la sua postazione sul monte Cengio, accerchiata da forze soverchianti, dopo una disperata difesa, per non cadere nelle mani degli Austriaci, che lo avrebbero considerato un disertore, punibile con il capestro, si uccise con un colpo di pistola. Nella stessa zona di Asiago, alla fine di maggio, Giani fu ferito e fatto prigioniero; fortunatamente la sua identità non venne conosciuta, neanche durante la lunga prigionia, anche perché egli usava uno pseudonimo. A ciascuno dei due valorosi fratelli venne attribuita la medaglia d’oro al valor militare.

Alla fine della guerra Giani, tornando a casa, da solo, senza il fratello minore, affidatogli dalla madre, pensava di dirle:" Me lo avevi affidato, ma proteggerlo non ho saputo, ti ritorno senza di lui" …Non riuscii, tuttavia, a pronunciare queste parole, poiché (come egli stesso ha raccontato) cadde ginocchioni davanti all’intensa espressione di pietà impressa nel volto della madre. Egli incominciò ad intrecciare idealmente un lungo colloquio con il fratello defunto, componendo i nove dialoghi–inno, che formano l’opera "colloqui con mio fratello", che sarà pubblicata da Treves nel 1925; essa fu definita da Sem Benelli "un libro che pare un tempio".

Giani sentiva il bisogno di "rifarsi, di ritrovarsi come uomo", ritornando alle esperienze, agli eventi, che erano entrati più profondamente nella sua vita. Così egli, ogni anno, a maggio, risaliva sull’ altipiano d’Asiago, come in un pellegrinaggio. Nacque così il libro "Guerra del ‘15" (pubblicato nel 1931) che Giani scrisse, rifacendosi alle "annotazioni scheletriche", che egli aveva appuntato su un taccuino, riguardanti due mesi di terribile vita nella trincea. E sono pagine, a differenza dei Colloqui, prive di ogni eleganza letteraria, crudamente obiettive. Ispirato alla Grande guerra è il romanzo "Ritorneranno" (del 1941) che ha per protagonisti tre fratelli triestini, nei quali Giani adombra sé stesso e suo fratello. Il nostro stese la biografia "Scipio Slataper" (1950), concernente il suo amico letterato e irredentista, caduto sul Podgora. Dei molti altri racconti e novelle di Giani va ricordato ad esempio, "Un anno di scuola" (1929) in cui l’autore narra con delicatezza il sorgere di sentimenti di amicizia e di amore tra adolescenti in una classe di liceo; e l’"Isola"(1950), in cui viene illustrato il rapporto tra un padre e suo figlio, nello scenario azzurro della marina. Riferito nostalgicamente alla sua città come dice il titolo, è il volume "Trieste nei miei ricordi", pubblicato nel 1948. In diverse pagine dello Stuparich risalta la zona del Carso, così aspra e povera, ma cara all’autore, che nei paesaggi era soprattutto attento alla presenza umana, provando verso di essa un senso di simpatia se non di fraternità.

Altre opere sarebbe troppo lungo qui elencare. In esse aleggia un senso di tenue mestizia; ma anche forte compare l’aspirazione verso i valori della famiglia, della patria, della religione.

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Giani visse a Trieste dove si sposò, ebbe figli. Fu professore di italiano nel liceo. Fu amico di Saba, Giotti, Manin…durante il Fascismo non ne prese la tessera. Fece parte del Comitato di Liberazione Nazionale.

Nel secondo dopoguerra ritornò alla professione di giornalista e di scrittore. Si spense a Roma nel 1961. Di suo fratello curò una raccolta di pensieri, poesie e lettere, sotto il titolo di "Cose e ombre di uno", pubblicata più volte.

Ancona, Gen. 2022

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