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...andremo ancora a giocare è un libro di 170 pagine (autore Gabriele Astolfi, editore Giraldi) che non riesci a leggere tutto d'un fiato. Nonostante sia scritto bene, nonostante le ultime venti pagine siano occupate dalle fotografie di alcuni dei protagonisti di questa antologia funebre dedicata agli animali domestici. E al loro cimitero.

Ci si ferma, nella lettura, ogni due, tre capitoli. Si è costretti a fermarsi con la mente, perché le storie sono troppo intense per essere passate in rassegna e basta, troppo vere e scritte con parole che fotografano troppe emozioni: quelle dei padroni e dei cani. E senza indulgere in aggettivi o vezzeggiativi.

In quelle storie raccolte da Astolfi, scrittore che vive e lavora a Bologna, c'è la vita degli uomini, delle donne, dei bambini, intrecciata a quella dei loro animali domestici: le giornate di gioia passate insieme, le marachelle dei bastardini e delle gattine, il dolore di chi li aveva accanto quando hanno cessato di vivere, il senso di vuoto che la morte degli animali provoca nei loro amici umani.

Un vuoto che non si riempie con il solito irritante «beh, coraggio compratene un altro»

Ecco tre vicende vere, tratte dal libro ... andremo ancora a giocare, che hanno per protagonisti animali domestici vissuti in ruoli inusuali.

"La gallina Nella". Quando arriva a pag. 40, l'autore non svela subito l'arcano: «Prima che l'amato animale d'affezione se ne vada per sempre — scrive Astolfi ricostruendo l'arrivo al cimitero di un insolito ospite — la padrona chiama il "Riposo di Snoopy..."». E via così, per tre quarti di pagina, prima di dire che Nella, l'amato animale d'affezione che una signora con il marito ammalato chiede per telefono di far seppellire, era una gallina.

Poi sboccia la storia di Nella, nata da un uovo di gallina, appunto, messo per scherzo dalla padrona e dal marito fra le uova di due colombe di contadino, amico della coppia. Nasce il pulcino covato dalla colomba, diventa una «gallina francesina che gira per le stanze anziché per l'aia», visto che la titolare dello scherzo ha riportato a casa il pennuto.

Il quale «impara a non sporcare». Come? Ecco: avvertendo la padrona con «un coccodè più acuto degli altri» quando ha un bisognino urgente. La donna stendeva un foglio di giornale, Nella ci saliva e faceva il suo bisogno, la signora richiudeva, accartocciava e buttava via. La gallina da compagnia sta sempre con la sua padrona «quando va a fare la spesa, dove l'aspetta fuori dai negozi seduta come una fedele cagnolina. Anche in vacanza se la porta, con quegli occhietti curiosi da turista... Molti sorridono», e fioccano le battute: «...una gallina da compagnia, a quando un cane da brodo?

La signora, rimasta vedova e con i figli sposati e lontani, viene ancora a trovare la tomba di Nella: il solo animale domestico che abbia avuto... dopo di questa non ha voluto più nessuno, perché per lei Nella era come una figlia».

«Non le sarò mai grata abbastanza — ripete all'ideatore del "Riposo di Snoopy", Angelo Baccolini — per avere preso la mia `bambina' a dormire accanto agli altri animali da compagnia, sfidando la derisione degli uomini».

"Il colombo bigio". A pag. 88 del libro c'è un'altra perla: la padrona di Bigio, un colombo morto da mesi, l'ha tenuto in freezer. Non vuole buttarlo via e «vorrei portarvelo», telefona a Baccolini, che non crede alle sue orecchie.

Invece arriva davvero la signora, «con il colombo surgelato». E comincia a raccontare: descrive la sua bella e agiata casa in via Belle Arti, lei e il marito commercianti di pietre preziose. Poi parla di quel giovane colombo che entra ed esce dalle finestre aperte, mai scontroso o impaurito. Lo fu solo una sera, continua a ricordare la donna: la sera in cui la coppia aveva invitato a cena due gioiellieri stranieri per trattare una partita di preziosi.

Bigio non ha pace, attacca la padrona, svolazza in picchiata sul salotto come mai ha mai fatto, dà fastidio. Finché viene cacciato. Ma Bigio, il colombo poliziotto (perché tale poi si rivelò) resta in agguato nel pianerottolo, e quando escono, graffia i due ospiti stranieri: ma perché è tanto nervoso? «Avevano già riposto i rotoli di gioielli acquistati in cassaforte — conclude l'autore dell'antologia funebre in onore degli animali domestici — la padrona di Bigio suggerisce al marito di controllare il contenuto: scoprono che un rotolo è vuoto. Il colombo aveva `capito' prima che accadesse e ha cercato di avvisarli: quei due ospiti non erano persone per bene».

"Le asinelle". Lisetta e Martina, madre e figlia «sono le mascotte del "Riposo di Snoopy". Sono due somarine «dal pelo chiaro e dal muso grazioso» sopravvissute alla morte del babbo di Martina, «un asino sottratto al macello». Il loro posto era all'ingresso del cimitero degli animali, dove accoglievano ospiti e visitatori. Ora dormono la, sotto la terra e i fiori.

Recensione
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