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La terra domani
7. Nel
libro in versi di Paolo Carlucci, La terra domani (Passigli Poesia, 2019) si riscontrano un registro lirico-elegiaco e un registro
lirico-civile. Come si può immaginare la mia preferenza va al secondo, laddove
andando oltre i modi di una tradizione poetica nobile epperò ferma nel tempo,
per me sostanzialmente anacronistica, la scrittura si dimensiona in un
linguaggio del presente ricco di influssi storico-cronachistici e di input
politico-esistenziali, in cui è possibile confrontarsi-rispecchiarsi. Testi come
"Di nuovo l'urlo della Storia", "Suburra, today!", "La fauna del tram 8" e
"Notte brava che ha sete" mi sembrano ottimi esempi di un fare poetico come atto
cognitivo rispetto alle contraddizioni e alle distonie del divenire del tempo
attuale. Ove nei gironi avernali della Roma in disarmo del presente si può
osservare: "Solo un dio di cartone, governa qui, e benedice / gli homeless
rintanati tra i cartoni, accucciati / come cani in giaciglio, sotto un cielo
randagio, / nuvole e stelle, l'urtimo b&b negli Orti di Cesare".
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Recensione |
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