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I graffi della luna
Quel che resta del verso
I graffi della luna, pubblicato
dalle Edizioni del Leone nel 2012 con una prestigiosa Prefazione
di Paolo Ruffilli, è un libro “capitale” (secondo una definizione che campeggia
nella quarta di copertina). Il libro continua la linea descrittiva presente in
D’aria e d’acqua le parole (uscito sempre presso le Edizioni del Leone
nel 2009). Di quella prova lirica conserva il nitore e la passione struggente,
il languore del ricordo, la manutenzione della memoria. Ma ora il mondo intorno
sembra essere più aperto e meno sfumato nel tratto, i colori più intensi,
l’occhio più vivo e meno velato dalle lacrime. La luna, nume tutelare dei poeti,
non è soltanto la guardiana silente degli amori degli umani ma è anche un
personaggio teatrale di cui ci si può garbatamente prendersi gioco nel
descriverla:
«La luna dei poeti è vagabonda, | tappa le orecchie ai versi,
alle canzoni, | sogghigna delle lacrime disperse, s’indigna degli improperi
improvvisi. | La luna quando è allegra starnutisce: | il rimbombo si muove nella
valle, | alza polvere bianca e si confonde, | una fessura gli occhi, ciglia
umide. | La luna dei poeti è una briccona, | promette spesso e non mantiene
mai…» (p. 52).
La poesia di Roberta Degl’Innocenti è leggera senza essere
frivola, è cantante e melodiosa senza sciogliersi in canzonetta, è sorridente e
pensosa insieme, si concede al lettore ma gli nega, però, la parte nascosta di
se stessa che bisognerà trovare frugandone a fondo tra le righe.
« I graffi della luna si confondono, | sono farfalle adulte,
la cantilena | dolce della neve, due labbra rosse | invito della pelle. | Un
sogno di coralli sulle mani» (p. 21).
Questi versi, qui riportati
solo in parte, sono un trionfo della mente colorata di Roberta Degl’Innocenti,
la dimostrazione che le parole della sua poesia sono fatte di luce e di colori e
che sono la dimostrazione della sua capacità pittorica di trasformare il mondo a
sua misura.
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Recensione |
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