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I luoghi di Sebastiano [Schiavon]
Un libro di grande valenza spirituale, etica, memoriale,
che volge lo sguardo, con ritmo arrivante e fluente, a “Un uomo d’altri tempi,
Sebastiano Schiavon (1883-922), il leader del mondo contadino che infiammò le
campagne venete negli anni precedenti la prima guerra mondiale e fu eletto due
volte in Parlamento…
A trarlo dall’oblio, ricostruendone la vita breve e
drammatica, fu Massimo Toffanin, legato alla sua memoria anche da ascendenze
famigliari. Il suo volume (Sebastiano Schiavon. “Lo strapazzasiori”, Padova,
2005), denso di note, di riferimenti bibliografici e d’archivio, ci ha fatto
ritrovare un personaggio vivo, autentico, sanguigno, che fece scelte difficili,
drammatiche, meritevoli di essere ripensate… ” (pp. 3).
E di essere riproposte,
aggiungerei, perché non si tratta certamente di un passatismo fine a se stesso,
ma di una storia che tende a valorizzare comportamenti, decisioni sofferte,
convincimenti e soprattutto l'integrità di un uomo che si fa esempio di vita in
un periodo storico molto complicato. E quanto materiale pluridisciplinare e
interdisciplinare in questa narrazione! Quanti spunti per argomenti da
approfondire con una scolaresca.
Di questi testi hanno bisogno i giovani per
ri-costruire quel tessuto umano e civile che via via si va sempre più sfaldando.
Ed è ottimo, educativo ed esemplare riportare a memoria personaggi che
andrebbero nel sacco della dimenticanza per incuria, negligenza, o indifferenza
da parte di scrittori che volgono lo sguardo ad argomenti più redditizi.
Se poi
la scrittura si fa esempio d’impostazione morfosintattica, potenza iconica, e
soluzione linguistica di alto livello; se poi al contenuto si aggiunge il fatto
che la narrazione scorre in modo talmente affabulante da invogliarci a sfogliare
pagina dopo pagina, come nel nostro caso, non è certo cosa da poco visto che i
giovani stanno dimenticando grammatica e composizione in un mondo pilotato da
mezzi informatici che tendono a rimpiazzare le energie mentali e riflessive di
giovani sempre più pigri.
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Recensione |
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