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Un cammino lungo un'eternità è possibile se sollevato della "gravità del tempo". Nella silloge poetica di Danilo Mandolini, l'idea del "tempo inarrestabile", già anticipata nel titolo, si sviluppa in tre parti senza soluzione di continuità attraverso una serie di metafore e stilemi che tradiscono quella condizione ideale della leggerezza , solo nell'orizzonte della quale la "misura" sarebbe colmabile.

La ricerca di un oltre valica i confini della visione notturna per accompagnarsi, di giorno, alla realtà di un sogno che si affianca alla vita e che ci orienta quando "di dentro" siamo invasi dal "buio". Eppure è "di dentro", è in questo spazio angusto "che ci è dato di essere", come nell'"ininterrotto presente". Fuori, la luce è un capriccio della notte, la quale, accogliendo le spoglie del giorno, torna a sognare il sole. "La gravità del tempo" è nel bilancio di una vita trascorsa nell'attesa del "risveglio". Sulle notti ora gonfie di sogni scivolano più lievi i giorni che si affidano ad un incerto destino. Siamo alla seconda parte. Il passaggio ad un dettato più discorsivo segna una caduta della tensione. Sono i ricordi a lievitare un passato che si stempera in paesaggi e figure ("Le nuvole nel cielo | sono come tapparelle | aperte e chiuse | sulla parete di un palazzo bianco"; "Due facciate di uno stabile | si fondono in una linea verticale | e su uno dei due muri c'è | "Anna ti amo"). Ed è il ricordo, alla ripresa dell'impaziente cammino segnato dai ritorni, a dispensare della fatica del vivere. Immaginando prossima la morte si sconta il dolore che si trascina nei sogni. Resta in noi la "misura incolmabile", l'impossibilità di dare voce a quel silenzio che ammanta "tutte le cose che possediamo" e che ci lascia senza risposte, con "Le domande | dietro le nuvole | mute come un luogo nuovo da scoprire". Gli ultimi versi disegnano presenze quotidiane, sono pubblica voce che la giocosità dei fanciulli colma del disincanto ("I piccoli giocano nelle scarpe dei grandi | ed aggiungono centimetri alla vita"). I vecchi sono l'ultimo passo sull'effimera linea di confine dove il mondo sospende, infine, il suo dettato.

Recensione
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