| |
Un itinerario d’amore senza cadute nel conformismo
Cantare la donna, all’orecchio
di tanti pseudomaudit, può suonare anacronismo rancido, dietrologia vieta, alla
luce del processo di liberalizzazione che, perequando i ruoli dei due sessi, ha
avuto il suo contraltare in una sorta di mortificazione della donna, spesso
additata come una trasgressiva in rotta con la tradizione e con l’etica della
morigerazione. Niente di più falso per Brandisio Andolfi e per la sua poesia,
configurata a cogliere nella protagonista delle sue emozioni liriche le doti di
amata e di amante, sia gli si stagli davanti come una Venere/ spoglia
di malizia, sia gli appaia colma di pudore/ con gli occhi
liquorosi e neri come di prugna matura. Sono pochi versi estrapolati
dalla silloge del summenzionato Andolfi, dedicata alla donna e alle suggestioni,
a miriadi, che essa sa comunicare nel rapporto di coppia, quando l’amore ne
costituisce il sostrato unico ed insostituibile. Tale, a no-stro avviso, la
chiave di lettura de Alla donna, creatura capace di amare con trasporto e
dedizione, con silenzi e ritrosie, in un’altalena di sentimenti che iniettano
stille di spasimi, perle di felicità, fatta di attimi che si eternizzano.È l’omnia
vincit amor con l’innata voglia di sdoganare la iconografia
femminile, oggi e a maggior ragione ieri, da schemi e convenzioni, tabù e
pregiudizi, un dì, inibitori di quella completezza e di quella fusione di anima
e di corpo, che rinnovella l’amante, vuoi l’amata lo incanti col profumo
d’amore/ che inebria la mente/ d’estasi e furore, vuoi con
i passi intonati/ alle movenze delle sue grazie, vuoi come sfinge
egizia al viandante.
Le citazioni
potrebbero estendersi all’infinito, ma rischieremmo, se ci lasciassimo
coinvolgere dalle ansie e dai batticuore dell’io narrante, di togliere al
lettore la possibilità di nuove e personali analisi su una tematica molto
dibattuta. Di certo, mai obsoleta se, come nella raccolta dell’Andolfi, la donna
è il collante dell’amore liricizzato con originalità sobria, senza
enfatizzazioni fantasiose o cadute nelle secche del conformismo stereotipato.
| |
 |
Recensione |
|