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Intime annotazioni n. 1 (quasi poesie)
Memoria, memoria incessante Le nuvole della tua polvere Non c’è vento che se le porti via?
(G. Ungaretti, Caino)
Pare sia la memoria la chiave di lettura
predominante della recente silloge di Brandisio Andolfi Intime annotazioni n°
1, sottotitolo (Quasi poesie), a chiarimento di una scrittura versale di tono colloquiale e
amicale: senza intenzionalità evasiva si sostanzia di passato, insinuandosi tra
i sentieri intricati di un ieri ricco di sane, care cose, dalla fatuità del
vissuto, archiviate negli scarabattoli dell’arcaico. Cose umili, afferenti alla
quotidianità, senza pretese illuminatrici e rivelatrici; pure, quando si presentificano, profumano ancora del tempo andato e di quell’età
adolescenziale beata, malgrado i morsi di un’indigenza atavica.
Affiorano dal corpus della raccolta ricordi che
solo la filmografia e la poesia possono rendere parlanti, riscattandoli dai sedimenti dell’oblio e
restituendoli a nuova vita con l’intermittenza dei flashback : l’orto ornato di verdi ombre; la pianta
di basilico sul balcone; il padre bravo a tagliare fette; la madre a
fare porzioni / che rubavamo con occhi affamati / dai piatti non sempre a
sufficienza.; gli amici, sul viale della senilità,incontrati nella villetta
di Padre Pio. La primavera soleggiata si complicizza con i revival, scaturiti, senza
escandescenze tragiche e plateali, dal rimpianto nostalgico di un passato in frizione con il presente. Il
primo si carica di malinconia, sentimento dolce-amaro che placa le tensioni
suscitate dal contesto guasto, malato, alienato da malaffare e collusioni,
clientele e lottizzazioni, criminalità organizzata e terra dei fuochi,
morale rinnegata e valori abiurati. Trattasi di un sociale devastato che non può
essere mistificato dalla parola allusiva, dal dilettantismo anacronistico,
dall’aristocrazia sublimante della lingua. Il contingente, lo sa bene
l’Andolfi, abbrutito dal materialismo ad oltranza, dall’indifferenza
cronica,dall’acquiescenza endemica, dal cinismo e dallo scetticismo sterili non sposa con
i crismi della lirica pura, dal momento che il bello, il buono, il giusto, il sognato sono
dispersi nel caos del niente e l’uomo, svuotato di virtù laiche ed etiche, non è più particella di Dio.
Tutto ha usurato e adulterato la pseudo evoluzione del tempo, spergiuro delle
buone cose di un dì, ormai abrase con un ben assestato colpo di spugna.
È quanto si estrapola da Intime annotazioni n° 1,
taglienti, ma non caustiche, di Brandisio Andolfi, uomo e intellettuale a disagio in un mondo di
perversività e macchinazioni subdole. Allora ricordarsi del tempo felice ne la miseria se è
motivo di cocente dolore, a chi è epigono del vir latino, per
rigenerarsi, non resta che crearsi isole di sopravvivenza, rifugio e attimi
evasivi nel passato, attraverso il medium di quella memoria
incessante, la cui polvere nessun vento di libeccio o di tramontana potrà mai portarsi via.
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Recensione |
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