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Un’aria suggestivamente
romantica, scevra di cascami lacrimevoli e struggimenti sentimentaloidi,
aleggia, ovattata di inquietudine, ne L’anima e il lago di
Giorgina Busca Gernetti, Primo Premio Città di Pomezia 2010.
Già il titolo,
nell’indivisibilità della componente spirituale e naturale, evoca una
sottesa/palese em-patia tra le tempeste dell’io e quelle della natura,
minacciosa, fosca, tetra come,talvolta, foschi,tetri, neri, sono gli itinerari
della psiche.
Con tale criterio
interpretativo abbiamo letto i tredici brevi, intensi componimenti de L’anima
e il lago, pubblicati su Il Croco, novantaquattresimo quaderno
di Pomezia-Notizie.
Nota e stimata dal pubblico
degli intenditori, la poetessa, nella silloge in discorso, coglie le
corri-spondenze, che avverte strettamente unificate, tra l’anima e il lago. Il
canto lirico, di delicato nitore scritturale, è di toccante ampiezza musicale e
tale rimane anche quando la parola si fa problema e il problema transita
dall’immanente alla sfera gnoseologica e metafisica. L’anima non ha responsi che
svelino arcani, ma, a corrispettivo, sembra trovare un alter nel lago
solitario, grigio. Esso si gon-fia, | ondeggia improvviso,
|
pallido, freme, livido. | Un brivido | raggela le
rocce | sferzate, spazzate | dal vento impietoso,
addirittura nel cuore dell’estate.
È lo Stürmer und Dränger
della natura che impatta la situazione psicologica dell’autrice: come il
cielo,anch’Ella, lacrima gocce amare di pena. Lo scenario di antica
natura onnipossente stimola la Busca Gernetti a sciogliere le maglie di un
interrogare sommesso, carico di punti oscuri e di scarse certezze sul
finalissimo dell’essere, su l’arcana ragione delle cose, del
criptico | loro linguaggio,di cui vorrebbe possedere la chiave che
apre la soglia segreta. La domanda all’istante s’inabissa
| nell’onde
tumide; l’angoscia opprime,distrugge come il vento le canne | della
palude deserta.
Suffraga i brevi
poemetti la brama di conoscenza, sostanziata con l’uomo copernicano e
prove-niente dal lontano. Macera e attrae finanche il vecchio anonimo e la sua
pretesa di decrittare le rune, senza avere, forse, mai sfogliato il libro della
cultura. La sua, come quella dell’umanità tutta è una curiosità storica e sempre
attuale, perennemente inappagata, visto che il futuro è impenetrabile e
che un Silenzio d’abisso penetra il vuoto irreale dell’anima.
In questa congerie il lago suscita in-terrogativi trascendenti, formulati
dall’io con un sussurrare flebile, che culla melodie su pettini antichi. Esse
alonano di poetico i dilemmi più inestricabili. Pur restando insoluti,
suggellano l’ansia vana della rivelazione, placano lo sfogo, confortano il
cammino dell’andare, anche se i dubbi restano, l’Oltre rimane Oltre
ed introvabile è la chiave che apre la porta del Mistero. Di qui il
vagare dello spirito sul lago grigio senza sosta, | … Non luce
vera illumina i suoi giorni, | non luce sul Mistero.
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Recensione |
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