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Sapore di mare dentro un libro

… sciacquio dell’onda; biancheggiare di spuma | attorno alla scogliera frastagliata; rubino e … ambra | nel cupo zaffìro; Alcyòne e Ceìce, per sempre uniti nel mare; Selène, diva anadiomène; Ulisse | ardito, con l’agile chiglia; Giàsone e i …nobili Argonauti siglano, in una commistione di elementi naturali e di mito, la simbiosi artistico-letteraria tra il mare e Giorgina Busca Gernetti. Nota alla Koinè degli intellettuali per aver dato alle stampe, per i tipi della Genesi di Torino, le sillogi Asfodeli (1998), La luna e la memoria (2000), Ombra della sera (2002), Parole d’ombraluce (2006), ottimamente valutate dalla critica ed insignite del I Premio in vari concorsi a carattere nazionale ed internazionale.

A corredare la rosa della produzione, nello scorso settembre 2007, per le Edizioni del Leone di Venezia, La Busca Gernetti ha editato Onda per Onda, un libello di trenta liriche, estrapolate dalle precendenti pubblicazioni e saldamente unite da un solo comune denominatore: il mare, uno scenario di suggestioni di timbro inconfondibile, per il vivismo e la fascinazione delle immagini, per le sonorità aggressive o carezzevoli del moto ondoso. Le variegate nuances dell’azzurro | che l’anima dilata | all’infinito, il caleidoscopio di giada e ametista, la spuma citerèa, il vivificarsi di dei e di eroi del mito penetrano nel profondo, si consustanziano con la poetessa, ne invadono cuore e memoria, ne diventano pelle dell’io, attuano un processo metamorfico in virtù del quale la Busca Gernetti, piacentina di nascita, si proclama, perché si sente, creatura marina. È un consuonare dei natali piacentini con la teoria psicoanalitica che recita ogni donna meridionale… porta nel grembo acquoso il mare. Tesi, a parte la riduttività della sottolineatura meridionale, condivisibile, se si considera che l’autrice si è innamorata del mare, cui forse, a livello inconscio, aveva già consacrato un altare, quando lo scoprì fanciulla. Da allora, mito nel mito dell’infanzia favolosa, nacque per l’amico, il fratello, il padre, il mostro | incattivito di furia e di marosi, | un amore profondo, perenne | che si tramutò in comunione, una comunione che fa di Onda per Onda la sublimazione lirica di chi sente in sé il mare e sé nel mare. Con le sue creature gocciole e spuma, il medium mare permette alla voce dicente di rivisitare Afrodite Selène Scilla Cariddi e lanciare l’amo del continuum tra mito e poìēsis in nome di una coesione, letterariamente protesa ad abolire distanze galattiche tra il transeunte e l’iperuranio mitologico. Non è un’operazione di mitomodernismo, che chiama gli dei | sulla terra e decifrando l’invisibile, rischia di decrittare persino ciò che non c’è, ma attrazione e fagocitosi per eroi e divinità non manipolate con alchimie artificiose e profanatrici.

Al di là del rispetto e della venerazione per un mondo di polifonica armonia, salvo da distonie farneticanti e reinterpretazioni ultrà, aleggia nella poesia di Onda per Onda un’aria di uguale misuratezza, di stabile equilibrio che annulla ogni iato tra il mitologico e il reale, il sovrammondo apollineo e la dimensione del quotidiano, perché entrambi si orchestrano come musica di un medesimo identico spartito.

Un tutto indivisibile modulato dalla sensibilità della poetessa e dall’eleganza della lingua, di squisita fattura classica e con uso appropriato dell’enjambement, della metafora, della sinèddoche. Una tessitura versale che non muta registro quando dallo scenario di Tindari o di Riace, di Citèra o del regno | ventoso di Eolo l’angolo osservazionale della Busca Gernetti si focalizza, con la tensione emotiva di sempre, sulla vita semplice ed onesta dei paesini marini, epigoni di un primitivismo non allineato all’odierna civiltà dell’immagine e del postmoderno. In essi, se davvero classico è colui che, a giudizio del Goethe, ha la sensazione di vivere sotto lo stesso sole che ha riscaldato e illuminato Omero, ancora le nasse | s’asciugano al sole del tramonto, | i pescatori inalano afrore salmastro, echi di spuma che si perdono | nei vicoli angusti, | tra scalcinati muri | bianchi di salino. | Richiami di voci | nei vicoli scuri:  | sbattere d’usci, | sommesso parlottare | nelle case | corrose dal vento di mare.| Bicocche di architettura mediterranea, intonacate di bianco, addossate le une alle altre per salvarsi dall’onda impetuosa che non è tsunami ma ugualmente forza distruttiva della natura.

Che altro dire del prezioso libello e della sua autrice? Che l’universo, esplorato con discrezione, per non disturbare eroi e divinità del passato, è un macrocosmo di straordinaria bellezza al pari del microcosmo dei paesini con casupole a grappolo, ròse dalla salsedine, | sferzate dall’ira del vento.| Pur antagonizzandosi le due civiltà agli antipodi, non patiscono il disagio della diversificazione. Il merito va ascritto alla Busca Gernetti il cui occhio, a riesumare il Croce, è simile all’occhio di Dio che guarda il muoversi della creazione .. amandola al pari … nel grandissimo e nel piccolissimo, nell’uomo e nel granello di sabbia, perché tutta l’ha fatta lui.

È quanto accade all’io narrante che, amando con la stessa intensità età classica ed età contemporanea, le avverte e racchiude in sé come res sacrae, sebbene ai nostri giorni i valori antichi siano in via di estinzione o totalmente estinti.

Recensione
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