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Sulla 2a Guerra del GolfoCredo sia da confutare la tesi secondo cui le guerre scoppiano in difesa della democrazia e del benessere socio-economico delle Nazioni. Soprattutto di quelle oppresse dalla dittatura. E' l'avveduto opportunismo dei "potenti della terra" a giustifica, oggi della 2a Guerra del Golfo, necessaria, improcrastinabile per debellare il terrorismo internazionale. Con covi e capisaldi tra Afghanistan ed Iraq. E' la strumentalizzazione subdola dei massimi sistemi della politica e della gestione del mondo. Prime a pagarne lo scotto le truppe d'assalto, addestrate all'uso di sofisticate armi tecnologiche. Con la precisione inconfutabile delle diavolerie computerizzate trasformano – convincono gli analisti militari – il conflitto in passeggiata tra le dune del deserto iracheno. Viene riesumato il principio della guerra lampo; rivivono i Mussolini e gli Hitler con l'ottimismo trionfalistico dell'avanzata garantita dalla inefficienza e dalla impreparazione logistica dell'avversario. Ancora errori di valutazione! Il tatticismo ai vertici sottovaluta numero ed aggressività del nemico esaltato, infamato, insidioso, in agguato tra le tempeste di sabbia e pozzi petroliferi incendiati. Ancora una volta l'utopia della guerra lampo ristagna in combattimenti di posizione. Monopolio dei B52, degli F15, degli F117 la fulmineità di azione. A più settimane dlall'inizio delle ostilità, decine di anglo-americani, lo attestano i bollettini di morte, non riabbracceranno "con segno di vittoria" coronati i loro cari. E' il contributo alla sacralità della causa. Se Parigi valse una Messa ad Enrico IV, i motivi di prestigio, il consolidamento economico conseguente l'opera di riorganizzazione, il presumibile nuovo assetto del Medio Oriente varranno il sacrificio di alcune vite. Regolarmente indennizzate con medaglia alla memoria e con espressioni di encomio solenne retoricamente assemblate. Se l'impresa di Libia stornò il miraggio espansionistico col pretesto di uno sbocco per la nostra emigrazione, l'attacco all'Iraq camuffa il piano della conquista col paravento filo-umanitario di restituire dignità ai sudditi del Raìs, alle soglie della povertà e dell'indigenza. Vessatori dodici anni di embargo! Se tale fosse la verità assoluta ed incontrovertibile il mondo intero, dall'Europa all'Australia all'America, non si sarebbe mobilitato coi pacifisti, ideale catena di NO! alla conflagrazione. Il terrorismo di Saddam e di Osama, l'attentato alle Twin Towers, come legittimazione di belligeranza, possono abbindolare una fascia dell'opinione pubblica, non tutta. Quella educata ad una chiave di lettura che interpreta i sommovimenti storico-politici alla luce della connessione cause-effetti rincorre "la realtà effettuale delle cose" senza cedere alla suggestione di quanto si vuole credano e credono le masse, per atavico costume, acquiescenti. Di concreto, ci si era illusi il termine "colonianismo" fosse stato bandito dal consesso delle Nazioni. Ci si sbagliava. Calca la scena delle spoliazioni e delle spartizionimondiali un "neocolonialismo" mascherato di democrazia e di filantropia: dietro la maschera il progetto di ridisegnare la mappa geopolitica di una delle zone più incandescenti del globo. Si apre, a detta degli storici, il secolo dell'Asia come il Novecento lo è stato dell'Africa. Forse la svolta epocale dall'Iraq, con "uno prudente e virtuoso" stiracchiamento ad ovest, coinvolgerà Siria, Giordania, Palestina, Israele, Un balcone sul Mediterraneo con una miriade di Stati in lotta e in traballante equilibrio. Ipotesi di una visionaria! A conclusione della confligenza lo spettacolo macabro delle città rase al suolo e il tributo dei morti tra civili e militari. Si piangerà! Si invocherà la vendetta di Allah! Poi... il tempo detergerà le lacrime con le bende dell'oblio, la vita riprenderà. E con essa gli affari col vincitore, franti dall'embargo. Bagdad, Bassora saranno ricostruite con flussi di petrodollari e dollari americani; sulle macerie saranno riedificati i palazzi del potere con annesse le sedi della grande fmanza di marca occidentale. E' il principio meccanicistico di una Nazione che non può a lungo "sussistere senza i cadaveri dell'altra ". E' l'America dominatrice, l'America democratica che "cerca nuovi imperi da devastare" e manomettere. A scudo della spirale di violenza i circa tremila morti delle Twin Towers, eroici, sublimi, silenti in una sfera di eternità che non conosce né Bush né Saddam: aspetta ed implora solo la PACE. |
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