| |
Affari di
cuore
Che poesia ci dà questa volta il
navigatissimo scrittore Paolo Ruffilli, che si è cimentato molte volte in versi
e in prosa? L’ultima raccolta, Affari di cuore, è un lungo poemetto
d’amore. Un ininterrotto monologo rivolto da un uomo-amante alla sua donna, da
lui molto amata e desiderata. Ma alla quale l’amante-poeta ha soprattutto molte
cose da dire, molto da dichiarare, situazioni e guizzi erotici da centellinare,
descrivere, invocare, sottolineare… Verrebbe da domandarsi: sarà davvero un buon
amante uno che parla tanto? Non voglio mettere in dubbio le capacità amatorie
del soggetto, che tanto smaniosamente parla, ma certo si rivela uno che scruta e
commenta tutto, tutto dice, e ne dice d’ogni sorta, non sottacendo nulla. Il
tutto avviene in un monologo costituito da centonove capitoletti.
Non si sa nulla dei due
protagonisti: lui parla e parla mentre lei non pronuncia verbo nemmeno una
volta. Nulla viene detto su che genere di persone sono e intorno a loro non
trapela mai nemmeno un piccolo, minimo dettaglio. La loro vicenda d’amore, anzi
di letto, potrebbe essere collocata in qualsiasi epoca. Ce li dobbiamo
immaginare nudi bruchi entrambi, fuori dalla storia e dal tempo, e dobbiamo
pensare che nel loro rapporto ha molta parte la lotta, l’agonismo, e il luogo
del contendere è sempre e soltanto il letto. E tanto basti. Li dobbiamo prendere
come la narrazione poetica ce li presenta: senza passato né futuro. Senza
destino.
L’uomo si pone mille domande
mentre della donna non conosciamo né i desideri né i sentimenti. Una situazione
simile può essere verosimile o è solo letteratura? Infatti –il lettore l’avrà
già capito– il manierismo domina alla grande in questo poemetto. Io comunque
propendo a ritenere che sia una situazione ispirata da fatti veri, o che
comunque la finzione sia ben dissimulata. Vale a dire sembra tutto finto, e come
fiction paradigmatica dobbiamo leggerla, mentre sotto sotto il fuoco che viene
descritto a forti tinte passionali è un fuoco vero. Così almeno pare a me. E
dico questo basandomi sulle qualità che conosco dell’autore, il quale in opere
precedenti ha dimostrato di avere cuore e passione.
In questo racconto erotico
viene ribadito il concetto, canonico e quasi obbligatorio in simili casi, che
chi comanda e tira le fila è lei, la donna. Lei lo ha voluto come amante, gli
ha imposto piacere e sofferenze, lo ha guidato, e quando lui si è comportato in
modo brutale è perché lei ha preteso che così fosse. “Sei tu che / mi hai
cacciato / fingendo / di essere la preda / e nel mio prenderti / mi hai
catturato, sì / mi hai messo / alla catena: / io sono il cane / e tu la iena”
(p.101). Si racconta quindi l’intera fenomenologia del desiderio e si conclude
che l’amore vince sempre e fa superare tutti gli ostacoli perché è una pulsione
inarrestabile: “L’innamorato / è coraggioso: / esce allo scoperto / in pieno
giorno…Perché l’amore / è potente /…e vince sempre / senza conquistare. / Scopre
l’angelo / mentre rinfoca / l’anima animale” (p. 114).
Che i due amanti siano giovani
o anziani non ha nessuna importanza. Tutta l’impostazione del poemetto vuol
parlarci di un amore esemplare, paradigmatico. Di un legame sessuale sviscerato
in tutto il suo decorso, dall’inizio folgorante in cui divampa la passione, ad
una fase successiva sempre più infuocata e divorante, fino a farci intravedere
verso la conclusione della storia una sorta di stanchezza, di raffreddamento… Ma
siamo giusti, come potrebbe essere diversamente dopo i giorni, che dico, forse i
mesi che i due fortunati hanno passato a divorarsi nel letto, a “sollazzarsi”
come avrebbe detto il Boccaccio?
Infine, vorrei riportare per
intero un testo, la poesia di p. 34, intitolata “Stato perfetto”, che mi sembra
esemplifichi con piena evidenza come è nato questo rapporto d’amore. Un testo
significativo perché meglio degli altri condensa la condizione psicologica, anzi
le aspettative del poeta-amante. Che ricostruisce così la vicenda vissuta con la
donna tanto desiderata, colei che fin dall’inizio gli era sembrata perfettamente
in grado di soddisfare i suoi desideri:
“Sogno di stare / nello stato /
mio perfetto / con una donna / che in casa / non fa niente, / non cucina / e non
pulisce: / si occupa di me /continuamente / a me vicina / e le piace / di
guardare il mondo / dal campo di battaglia / del mio letto / lasciandolo / solo
per tornare / di lì a poco / risalita con l’effetto / di apprezzare / laggiù in
fondo / nella frana mai finita / molto più / il respiro della vita”.
| |
 |
Recensione |
|