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Fritto mistoRita Iacomino nasce a S. Vito Chietino nel 1950, nel 1966 si trasferisce a Limbiate (MB) dove vive e lavora come impiegata. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e sue opere sono inserite in più antologie e raccolte. È ideatrice e presidente del Premio Letterario Internazionale “Energia per la vita”, promosso dal Lions Club Rho ed è ideatrice e presidente del Concorso Letterario Internazionale “La girandola delle parole” promosso da Pro Loco Limbiate. È inoltre giurata in vari Premi Letterari Internazionali.
Ma c’è anche il senso dello spleen, della malinconia come contraltare a quanto suddetto sia che entrino in gioco il riflettere sulla condizione umana in sintonia con paesaggi naturalistici che arrivano all’anima come sere foscoliane, sia che si tratti di messaggi in bottiglia ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto e che potrebbe essere l’amato. A livello stilistico formale sembrano prevalere la luminosità, la chiarezza e la leggerezza nei versi che sono connotati da una plastica e suadente musicalità raggiunta attraverso il ritmo incalzante e sincopato nella sua eleganza. L’apparente semplicità dei versi stessi sottende un’implicita complessità e tutto si risolve in un’inesausta ricerca di sé stessi che serve come base implicitamente per relazionarsi agli altri e alle circostanze dell’esistenza. A proposito della leggerezza e della possibilità di una poetica che possa giungere anche alla dimensione ludica del divertimento è emblematico anche il titolo della silloge Fritto misto che pare ad alludere a qualcosa da assaporare, gustare spensieratamente come la vita, cosa assai difficile da adulti per i quali è consigliabile a questo proposito un approccio adolescenziale con le cose come è stato messo in rilievo da Demetrio nel suo saggio Elogio dell’immaturità. Un’ansia salutare che emoziona il lettore pare serpeggiare nelle poesie di questa autrice nel suo coinvolgere nel fare provare sensazioni che ognuno di noi ha provato e anche il tempo tiranno che fugge inesorabilmente pare condensarsi nell’attimo heideggeriano più volte accennato nella versificazione per superate il senso del limite attraverso la completezza di parole che come fotogrammi fermi sembrano avere il potere di farci avvicinare all’infinito. Anche il tema del sogno è presente nell’opera e pare che non ci sia confine tra il sogno stesso e la vita e tra i due termini pare esserci una continuità come se la vita stessa potrebbe essere un sogno ad occhi aperti e come se si potesse vivere ogni attimo poeticamente come affermava Borges. E c’è dominante il tema del ricordo, di un rimpianto di un’età che non potrà mai più accedere (la giovinezza?), ma anche questo è costruttivo perché se è vero che gli orizzonti perduti non si scordano mai ci sarà sempre qualcosa di felice a illuminare il cuore e l’anima. |
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