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I punti di Lagrange

Gianluca Di Stefano (Rho 1972) ingegnere, per Fermenti ha pubblicato i volumi di poesia I mali del fiore, 2004, A passo d’uomo (2005), I segreti del silenzio (2006). E’ inserito in diverse antologie poetiche.

I punti di Lagrange è un romanzo breve, scritto in terza persona; il protagonista è Paolo, un ingegnere trentenne. All’inizio e alla fine della narrazione si parla della poesia e del suo presunto effetto catartico e terapeutico.

Paolo ama la poesia ma non crede nei suoi benefici, nonostante l’indiscutibile fascino di questa espressione artistica.

Scrive l’autore, riportando il flusso di coscienza del giovane: la poesia è un sedere di donna che non potrai mai toccare… E’ un posto che non troverai mai viaggiando perché non esiste.

Con le suddette parole il narratore vuole mettere in rilievo la vaghezza e l’ineffabilità della settima musa medesima, anche se, secondo alcuni critici e versificatori, quest’arte salva la vita, portando ad una fusione tra conscio e inconscio, fisico e psichico nell’essere umano.

Paolo crede che,insieme a Dio e a Marx sia morta anche la poesia.

Di Stefano delinea la figura del protagonista soprattutto attraverso le vicende dei suoi amori e della sua amicizia con Marco. Il giovane ingegnere è un uomo intelligente, che ama vivere intensamente la vita, cercando di goderla il più possibile, non senza una forte dose di trasgressività. L’amicizia tra Paolo e Marco, anche lui ingegnere, è cementata dalla loro frequentazione di un bar, che è per loro quasi un luogo di culto.

I due sono molto diversi e, in una scena iniziale, conversano sul tema dell’esistenza di Dio.

Mentre Paolo è agnostico, Marco è cristiano e crede, non solo per un atto di credo, ma anche tramite teorie filosofico – matematiche, che dimostrerebbero l’esistenza del Creatore, tesi che espone al suo amico per fargli superare il suo scetticismo, senza riuscire nel suo intento.

La differenza di opinioni tra i due, tende a pregiudicare la loro stima e la loro simpatia, tramite il feeling che li lega.

L’amicizia che li unisce si realizza solo nei loro incontri; infatti non fanno uso del telefono per comunicare.

Entrambi evitano di andare in profondità, nel raccontarsi, senza svelare i propri vissuti, senza entrare nei racconti sulla propria intimità.

La diegesi si svolge in modo piano, pur nella complessità della sua forma, nella sua intensità.

Di Stefano non descrive solo fatti, ma svela anche le dinamiche interne dei personaggi, nel loro agire insieme.

Paolo non è monogamo, ma, al contrario, ha una forte vocazione dongiovannesca: non crede nell’amore (e a questo proposito è emblematica la sua risposta, quando una delle sue amanti, dopo aver fatto sesso, gli chiede se l’amore esiste).

Il giovane raggiunge la realizzazione dei suoi desideri erotici con raffinate tecniche di seduzione, che lo portano a vivere avventure sessuali, con diverse figure femminili senza innamorarsi.

E’ animato dal desiderio dei sensi, sotteso alla sua astuzia di amatore, attratto dall’eterno femminino di goethiana memoria e, non a caso, è un ottimo ascoltatore dei discorsi delle sue donne.

Perché il titolo I punti di Lagrange? La spiegazione risiede nella risposta che, nel capitolo otto, Paolo fornisce a Diana, durante una romantica cena al ristorante, quando la ragazza gli chiede il perché del suo sguardo assente.

Paolo risponde che non è nulla, che sta bene e che sta solo attraversando quegli attimi di beatitudine e sospensione, che definisce i suoi punti di Lagrange (che fanno pensare ai momenti perfetti dei quali parla Sartre in La nausea).

Poi il protagonista esemplifica spiegando a Diana il riferimento al matematico Lagrange, che ha teorizzato i suddetti punti, affermando che sono delle entità nello spazio e nel tempo, nei quali si ritrova una grande armonia cosmica: così, nella definizione dell’ingegnere, coesistono fisica e psicologia.

Paolo aggiunge che anche la figura della ragazza è inserita nella sua sfera personale di estasi, o quiete apollinea, nei suoi punti di Lagrange.

Una descrizione vagamente realistica della contemporaneità, nella quale il protagonista è animato da una visione critica della realtà, ricercando la felicità nel piacere, in un modo profondo, oltre ogni superficialità, elemento tanto comune nel nostro postmoderno occidentale.

Recensione
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