I Sette doni dello Spirito Santo
“Te diligo, Sancte Spiritus, quia in me habitas”
Francesco Terrone è nato a Mercato San Severino (SA): è autore di
numerose raccolte di poesia. La sua produzione poetica è trattata in varie opere
pubblicate da Guido Miano Editore tra cui Storia della Letteratura Italiana.
Il Secondo Novecento, vol. IV (2015), Itinerario Organico delle Critiche
Letterarie alle Poesie di Francesco Terrone (2016). Dizionario Autori
Italiani Contemporanei (2017), Analisi ragionata dei saggi critici
riguardo a Francesco Terrone.
I Sette doni dello Spirito Santo, la raccolta di poesie del
Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una prefazione
del Card. Giovanni Battista Re, una premessa di Mons. Vincenzo Bertolone,
arcivescovo di Catanzaro – Squillace, le conclusioni di P. Vittorino Grossi OSA
– Istituto Patristico Augustinianum (ROMA), Prof. Emerito della Pontificia
Università Lateranense ed è illustrato con disegni originali di Fabiana Roscioli.
Come scrive il prefatore gli scritti poetici di Francesco Terrone sui
doni dello Spirito Santo, manifestano la particolare sensibilità dello
scrittore, nei confronti della ricerca del trascendente che alberga nell’intimo
esistenziale di ciascuno di noi ed evidenziano un approccio alla fede in una
modalità piena, consapevole, testimoniata da espressioni verbali immediate
quanto appassionate, pervase da un lieve ma avvertibile pathos.
Per il cattolico lo Spirito Santo è la terza persona della Trinità e
dimora nelle anime di ogni uomo irradiandole con la sua forza e si manifesta con
i sette doni mistici che sono Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza,
Scienza, Pietà e Timore di Dio.
Le sette poesie sui carismi dello Spirito Santo rappresentano il nucleo
tematico e centrale del libro e sono illustrate dai disegni informali della
Roscioli, con il loro intenso cromatismo, disegni che bene s’intonano ai testi.
I suddetti componimenti sono preceduti da Principio delle
Meditazioni e Prologo alle Meditazioni e dopo di essi il lettore
trova altre poesie tutte sempre di carattere religioso e spirituale.
Il lieve e avvertibile pathos di cui parla Re è il filo rosso
che lega tutte le composizioni nelle quali l’io-poetante con animo attonito e
stupito cerca di saziare la sua fame di Dio, che è sia il Padre che il Figlio
Gesù.
Pare che il sensibile e acuto Terrone sia consapevole che per trovare
un Dio che lo aiuti nella sua vicenda terrena deve elevarsi da creatura a
persona e che solo in questo modo potrà vincere la paura di meravigliarsi
dinanzi alle bellezze e alle gioie della natura e dell’amore.
E’ un Dio anche immanente quello che viene invocato in Non farmi
morire poesia nella quale l’io-poetante bambino africano denutrito
afferma anch’io son figlio di Dio non senza disperazione e qui l’amore di
Dio si può rivelare solo in chiave escatologica dopo la morte del corpo ma non
dell’anima del bambino che in una dimensione trascendente troverà gioia infinita
in Paradiso tanto grande quanto le sue sofferenza in terra come per esempio
avranno gioia e consolazione anche le anime delle vittime dell’Olocausto.
Tutte le poesie presentano i versi centrati sulla pagina elemento che
ne esalta la musicalità con il ritmo serrato.
Cifra essenziale della poetica del Nostro è la sua essenza neolirica ed
elegiaca nella sua chiarezza e tutti i componimenti sono raffinati e bene
cesellati nella loro chiarezza nel loro decollare subitaneo sulla pagina per poi
dolcemente planare.
Un teologico intellettualismo che si traduce in poesia è l’etimo di
questo poiein ed è presente il tema del male insieme a quello del dolore ma alla
fine all’io-poetante Terrone viene in soccorso Dio anche nell’immanenza, Dio che
è più forte del maligno e Francesco può scrivere in Padre mio: …Rendimi vivo /
e fammi camminare per sempre / lungo la freschezza del Tuo amore…
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