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Il fortino dell’invisibile

Daniele Pietrini è nato nel 1974; ha pubblicato liriche su varie riviste nazionali ed è al suo secondo libro di poesia.

Il fortino dell’invisibile, bene strutturato architettonicamente, presenta una densa prefazione di Gualtiero De Santi, suddiviso nelle seguenti sezioni: Ventuno quadri, Zalongo 1803, Francesco, Imhotep, Autobus, Annibale Carracci, In rapporto di consanguineità.

Cifra dominante della poetica di Pietrini è un certo misticismo che si coniuga spesso a filosofia, mito, storia ed arte, soprattutto alla pittura.

In Ventuno quadri (2007), la sezione che è nettamente la più estesa, troviamo componenti descrittive e iconiche. E’ evidente in molte composizioni il tema di una materica mistica corporea, come nei versi: “…/il mio viso eletto a costruzione edificante, | fonte di luce nella casa…”., tratti dal Ritratto d’uomo.

In questa scansione, l’autore dà una valenza figurativa alle poesie dedicate a tematiche mistiche, che hanno come fonte i vangeli, (per esempio La probatica piscina, L’Annunciata e L’ultima cena) e in parte all’arte classica e anche contemporanea, avendo per soggetti dipinti famosi come Il mangiatore di fagioli, I coniugi Arnolfini, La Gioconda e S. Girolamo nel suo studio.

Del resto questa prospettiva rientra nell’ottica del detto antico ut pictura poiesis, a dimostrazione dell’interagire delle due arti sotto il denominatore della bellezza.

Nella scrittura di Pietrini si avverte un senso di magia e sospensione. Le poesie sembrano aleggiare in una dimensione fuori dallo spazio e del tempo convenzionali, non prevalendo quasi mai elementi della quotidianità. Tutto il discorso è immerso in una dimensione sacrale con riferimenti alla storia e alla leggenda.

A livello formale si nota che nei componimenti è presente, nella maggior parte dei casi, una fitta punteggiatura, elemento per il quale si accentua il carattere icastico di questi versi, caratterizzati da accensioni ed epifanie.

In Ventuno quadri i vari’io-poetanti si definiscono come pittori, procedimento veramente originale e, spesso, il poeta sembra incarnarsi nelle tele dei suoi dipinti di parole. In molti brani si ritrova il senso della metamorfosi.

Emerge altresì dalla raccolta una forte densità metaforica e sinestetica, che si svolge con sfumature affabulanti. I segmenti sono densi e scattanti e la forma è ben controllata. L’io-poetante è sempre molto autocentrato. I testi si riferiscono a un significato astratto.

Come scrive il prefatore il fortino è percepibile in quello spaccato di realtà naturali, che appartengono alle esperienze del poeta, tanto intime e intellettuali quanto pulsionali e corporee.

In La probatica piscina l’autore si rifà al vangelo in quanto in questa piscina situata in Gerusalemme, si lavavano le pecore destinate al sacrificio e si immergevano gli infermi.

Un alone di vaghezza caratterizza il componimento citato. Appare nell’incipit un angelo che nessuno ha mai visto di cui parlano le scritture; del resto il tema dell’angelo s’incontra spesso in queste pagine.

In L’Annunciata è la Madonna stessa a parlare descrivendo la psiche nelle sue pieghe più intime, rivelando la condizione di predestinata, in quanto testimone, pronunciando, a sua volta, tra l’altro, il sintagma torre d’avorio, tratto dalle litanie del Rosario.

In La dama con l’ermellino, celebre dipinto di Leonardo è la dama stessa a parlare quando afferma che altri cantano, pregano, vanno in pellegrinaggio, mentre lei ama il suo animaletto, con il quale stabilisce un rapporto affettivo, accarezzandolo e contemplandolo.

Le altre sezioni del libro sono brevi e, per la loro unitarietà, potrebbero definirsi poemetti. In Zalongo 1803 (2008) la scrittura è veloce a armonica, i componimenti sono senza titolo. E' descritto l’episodio storico, avvenuto in Grecia, quando cinquantasette donne, danzando e tenendosi per mano, si gettarono in un precipizio pur di non essere fatte prigioniere dai turchi. L’io-poetante è una delle donne morte a Zalongo.

Il fortino dell’invisibile è un testo quasi unico nel panorama attuale, per le sue implicazioni indagatorie nei confronti del soprannaturale, senza eccessi o trasfigurazioni religiose fuori misura.

Ritratto d’uomo

C’è una parte del mio corpo
che emerge dalle cure quotidiane?
Un punto in cui il mio peso aumenta
straripo nel mondo dei sogni?
Il naso, gli occhi, la bocca: pittore, rilancia.
Prendi me, più qualcosa che non conosco:
i tuoi viaggi, i rapporti umani.
Quello che hai sognato stanotte.
E’ possibile che un certo rapporto tra le mie parti
rimandi a configurazioni ultraterrene,
racconti mitologici.
Fa un quadro per cui io sia punto d’inizio,
che per me è punto d’arrivo.
Il mio viso eletto a costruzione edificante,
fonte di luce nella casa.
Ch’io possa imparare, guardandomi.

Recensione
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