La poesia e la
vita
Ariodante Marianni dieci anni dopo
Ariodante Marianni, poeta e pittore, nacque a Napoli nel 1922. Ancora
bambino si trasferì a Roma dove visse per molti anni. Abitò successivamente in
età matura a Castel Giuliano di Bracciano e, negli ultimi anni della sua vita, a
Borgo Ticino dove morì nel 2007. I suoi versi sono stati raccolti in vari
volumi. Marianni fu anche impareggiabile traduttore di poeti moderni inglesi e
americani quali Dylan Thomas, Emily Dickinson e dell’intera opera poetica di
William Butler Yeats. Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento Marianni, con
lo pseudonimo di Ario, si dedicò con successo alla pittura esponendo le sue
opere in mostre personali e collettive in molte città italiane. La sua attività
in questo campo è stata ampiamente documentata dal volume Pagina picta. Il
caso l’allegoria e la volontà nella pittura di Ariodante Marianni (Comignago
2005, a cura di Eleonora Bellini). Marianni fu segretario di Giuseppe Ungaretti
e addetto stampa del Festival dei due mondi di Spoleto, sempre negli anni
Settanta del Novecento. Collaborò a lungo a trasmissioni radiofoniche e
televisive e recitò come attore in rappresentazioni teatrali ed in sceneggiati
per la RAI.
Il testo su Marianni, pubblicato a dieci anni dalla sua scomparsa,
include inediti, contributi critici e testimonianze, raccolti a cura di Eleonora
Bellini ed è strutturato in quattro sezioni che seguono la breve presentazione
della stessa poetessa, narratrice per l’infanzia, traduttrice e saggista.
Le scansioni sono le seguenti: ARIODANTE MARIANNI, Inediti, rari,
riproposti, SAGGI, AMICI e ALCUNE ISTANTANEE.
Come scrive la curatrice l’intento dell’opera è quello di contribuire a
costruire una stabile memoria del segno da lui lasciato nella poesia e nella
traduzione poetica italiana.
In questi scritti avvertiamo sempre che in Marianni il lavoro
letterario si affianca alla passione e alla tenacia, all’acume e alla necessità
quasi fisica di pensare il proprio lavoro, e specialmente la poesia, come
progetto di vita e soprattutto come ineluttabile destino.
La scrittura è sempre vissuta da Marianni come attività alta, di valore
in sé “civile” nella consapevolezza sia della grandezza pressoché inarrivabile
dei maggiori che del dovere della fedeltà alla propria visione del mondo, da
nutrire di sagace ironia e di misurata utopia. I suoi versi, all’apparenza
semplici si rivelano ad ogni rilettura assai complessi per il loro continuo
interrogarsi, attraverso il quotidiano – l’umile perfino – sui concetti ultimi,
sui meandri inesauribili del pensiero e dell’essere.
La figura di Ariodante, dunque, è quella di una personalità di artista
eclettica a tutto tondo nel suo praticare sia la letteratura che le arti
figurative, ambiti tra i quali si realizza una forte osmosi, una grande
continuità a livello formale e stilistico.
Quanto suddetto si è realizzato anche in maniera contenutistica quando
il Nostro, ossessionato dal tema del labirinto, l’ha rappresentato sia
con disegni sia con la realizzazione di testi poetici.
Uomo caratterizzato da una forte apertura ai contatti sociali con molti
letterati, anche inseriti nel mondo accademico, ed artisti, teso sempre a fare
interagire la sua opera e il suo pensiero con quelli di altri nel campo
dell’arte, come dimostrano le testimonianze di molti amici inserite nel volume.
E il suo relazionarsi fu sempre di segno positivo, basato sulla stima e
l’affetto, contrariamente a quanto si realizza spesso negli ambienti artistici
nei quali prevalgono spesso, tra i suoi rappresentanti, rivalità che divengono
spesso odi, disamore e litigiosità.
Per quanto riguarda la poetica di Marianni si può senza dubbio definire
tout-court neo lirica, come emerge dalla silloge del Nostro contenuta nel
volume, raccolta che ha per titolo Poesie sparse Una parziale retrospettiva.
Dominano gli squarci naturalistici e si evince un certo ottimismo di
Ariodante. Questo s’invera attraverso una struttura dei versi sempre
perfettamente controllata, attraverso la capacità di stupirsi dell’autore
di fronte alla luna, le lucciole, gli alberi e tutte le piante. Per esempio, in
È ancora l’incanto della luna, nella quale sono dette notti serene, già
dal titolo possiamo evincere che l’io – poetante si riferisce ad un eterno
ritorno, ad una ciclicità della bellezza del creato che si rivela in scenari
incontaminati.
In Come sarà quest’albero il poeta si chiede quale sarà la sorte
dell’albero stesso quando legioni di architetti scaveranno città sotterranee e
la linfa gelerà nei suoi condotti. Nell’ultima strofa è presente una riflessione
sulla temporalità quando viene affermato che è assurdo piangere per i giorni che
passano troppo in fretta per la nostra ingordigia.
In Mattino inverno, composta da tre quartine libere, è di nuovo
protagonista la natura rappresentata da un cielo nel quale la testa calva di un
sole si solleva da un cuscino di nuvole. Questo va contro le previsioni
atmosferiche nelle quali era previsto “bello stabile” a conferma che la stessa
natura non si lascia prevedere da calcoli umani.
Altre tematiche e un tono differenti si riscontrano nelle tre poesie
che costituiscono la breve sequenza intitolata L’esperienza, edita per la
prima volta nella rivista Fermenti n.245 (2017).
Nella prima di queste poesie è detta l’attesa di un treno alla stazione
per la prossima vacanza. Il poeta legge il giornale che reca notizie di rapine,
uccisioni, violenze, corruzioni e molti annunci economici e sente che la
pienezza della mente è lontana e che la vita è una lotta quotidiana contro il
male. Tuttavia, evento positivo, in un vocio vago di alcune donne (in una lingua
incomprensibile) trova l’auspicio consistente nel fatto che almeno questa parte
del cammino sarà di pienezza, calma e amore.
Nel secondo componimento della serie l’autore descrive una ricerca
della felicità affermando che per curare i nostri malesseri chiediamo segni
rassicuranti anche dal cielo e che la stessa felicità ci è dovuta tra le altrui
sofferenze e i dolori del mondo.
Quindi qui il poeta, abbandonando le visioni idilliache, tocca temi
esistenziali sul senso della vita che è degna di essere vissuta.
La terza poesia è enigmatica e misteriosa in quanto in essa viene
descritta la corsa di un carretto traboccante di carbone, veicolo guidato da un
cocchiere grasso, enorme e fiero somigliante a Vitellio, che torna alla testa
dei suoi legionari a prendere Roma. Quindi si evidenzia qui il tema storico.
Una linearità dell’incanto domina nella maggior parte dei casi nel
poiein dell’autore e anche il tema del tempo e della caducità delle cose e della
vita viene affrontato in componimenti sempre controllati nei quali, oltre alla
liricità, si riscontra una vena intellettualistica.
Una figura volitiva, quella di Marianni, che, nella sua lunga vita, ha
dimostrato, con l’intelligenza e la sensibilità del suo operare, che la
letteratura e le arti figurative sono salvifiche e necessarie per colmare la
vuotezza del nostro mondo caotico e consumistico, divenendo strumento salutare e
necessario esercizio di conoscenza.
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