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Renilde
Mattioni è una giovane autrice, che ha già raggiunto una notevole maturità
espressiva; è nata a Terni nel 1983 e ora vive a Roma; la scrittrice ha
lavorato nel settore giornalistico e si interessa di grafica editoriale. Latte
può essere letto come un romanzo di formazione: narra la vicenda di una
sedicenne molto motivata a vivere a tutto tondo la sua vita, una ragazza con un
carattere complesso.
La protagonista è l’io-narrante stesso, che racconta le
sue esperienze, con uno scarto temporale di qualche anno, espediente che dà
efficacia al tessuto e al meccanismo narrativo. Il vissuto della ragazza è
relativo all’età delle prime scoperte, nei vari campi esistenziali;
l’adolescenza è di per se stessa un’età difficile per l’emergere, in essa, delle
forti pulsioni sessuali e per l’entrata in un ambito che sottende nuove
responsabilità, con studi più impegnativi, quelli dei primi anni del liceo;
spesso l’adolescenza è inoltre l’età dei primi amori e dei primi innamoramenti,
che possono arrecare gioie e, spesso, anche dolori; nell’universo dell’età
adolescenziale, a volte, entrano anche elementi negativi, come l’alcool e la
droga, che possono portare all’alienazione e dare gravi danni psicofisici.
Il
libro può essere definito come un racconto lungo (o un romanzo breve) ed è
strutturato in sei parti; nel suo insieme il romanzo è pervaso da armonia ed
equilibrio. All’inizio del testo, che è in prima persona, incontriamo la
ragazza in un treno, che sfreccia lungo i binari; l’adolescente si trova in una
fase di vago dormiveglia e, per caso, ascolta la conversazione di altre
viaggiatrici. che parlano di argomenti frivoli. La ragazza si sveglia alla
stazione Fidene e le viene in mente il fatto che, dopo poche fermate, ,sarebbe
arrivata alla Tiburtina; Teresa ha una certa ansia di giungere a destinazione.
L’adolescente percepisce la sensazione di una forte solitudine, cosa che
potrebbe darle sgomento, e ciò, da un certo punto di vista, non le dispiace,
perché pensa che la permanenza in treno possa portare a riflessioni, a
ritrovare uno spazio interiore, precluso al quotidiano: il treno così diviene
quasi un luogo di raccoglimento, utile per ritrovare se stessi, cullati dal
movimento della macchina. L’affabulazione procede con una scrittura densa e
precisa, nelle descrizioni, molto minuziose. Teresa è una studentessa dei nostri
tempi e, tramite la sua storia, veniamo calati nell’atmosfera di una realtà
giovanile, spesso portatrice di conflitti e contrasti, in tutti i settori, nella
famiglia e nel privato, nel sociale, nella scuola e anche nei luoghi di incontro
dei giovani; pare essere detta, emblematicamente, la vita instabile che
caratterizza la gioventù dei nostri tempi, in una grande città, Roma, ma non
solo in essa. Nel mondo, nel quale vive la studentessa, sono presenti molti
elementi negativi come l’alcool, la droga e anche, a volte, la delinquenza, come
forma di trasgressione e quasi di iniziazione, più che come fonte di lucro;
centrale anche il tema della musica, praticata, eseguita da alcuni personaggi,
come fonte di guadagno e di sostentamento, nel suonare per strada, specialmente
presso le metropolitane, chiedendo, con accurate strategie, basate su sguardi,
ai passanti, denaro, in cambio dell’esecuzione di brani; la musica diviene
anche un punto di coesione tra i ragazzi; le atmosfere, create dall’autrice,
rievocano i temi della Beat- Generation, e della vita on the road.
Le
tematiche fondamentali della diegesi, sono l’amore e l’innamoramento; è presente
tutta l’incertezza tipica dell’adolescenza, quando Teresa non è capace di
esaminare profondamente e lucidamente i suoi sentimenti; la ragazza non sa se è
veramente innamorata di un ragazzo, o se sia solo un’infatuazione passeggera,
(in seguito avrebbe capito cosa è l’amore). Teresa è l’esponente di un mondo
meno trasgressivo e più tradizionalistico, rispetto a quello dei suoi coetanei,
e ha un ottimo rapporto con sua madre, aperta e accondiscendente, cosa rara per
un’adolescente, in un ambiente di conflitti generazionali, per cui non si sente
in armonia nel mondo dove vive, e ciò ne influenza anche le scelte. A casa
della ragazza è ospitato, dai suoi genitori, Gennaro, un divorziato, un uomo
poverissimo e che vorrebbe cominciare una vita nuova; si tratta di un
personaggio ambiguo, che viene definito intruso, definizione non del tutto
sbagliata, per il suo intromettersi, in modo indiscreto, nelle vicende dei
componenti della famiglia, pregiudicandone l’armonia; vengono descritti episodi
di vita quotidiana, come quando Teresa va al cinema da sola, forse per ritrovare
pace ed equilibrio, nell’assenza degli altri e anche per rivedersi nei panni
della bambina che aveva conosciuto, per la prima volta, la magia dell’assistere
ad un film, per fare dunque un tuffo nell’empatica atmosfera dell’infanzia.
La
scrittura, pur nella sua compattezza, è strutturata in brevi brani giustapposti
e, in questo, c’è un indubbio carattere di originalità, unita a suggestione e a
una certa magia. Sorge inevitabilmente la domanda sul perché il libro sia
intitolato Latte: la risposta risiede nel fatto che il latte, essendo un
antidoto all’alcool, è un simbolo di purezza e di redenzione; questo elemento è
accentuato dal suo colore bianco; tutto questo è connesso al mondo trasgressivo
di cui si diceva. Ad un certo punto della narrazione Teresa beve del latte, e,
gustandolo, prova un senso di liberazione dal male e dalle esistenze bruciate.
dei giovani che la circondano; il latte qui esprime un valore catartico. Punto
cruciale della vicenda è la narrazione del travagliato amore tra la studentessa
e il chitarrista Graziano, ragazzo che suona la chitarra nelle metropolitane e
così si guadagna da vivere: Graziano incarna la figura di un giovane
trasgressivo e, nello stesso tempo, sensibile e molto vulnerabile. Gli amanti
fanno molto sesso e Graziano viene anche ospitato a casa della sedicenne, pure a
dormire; il massimo desiderio di Graziano è quello di convivere con Teresa, ma
lei non accetta, e ciò provoca un grande dolore nel ragazzo; tra i motivi del no
di Teresa c’è il fattore della sua provenienza diversa, potremmo dire
piccolo-borghese e perbene. Infatti Graziano fa uso di stupefacenti,
alcool e compie piccoli atti criminali, come furti da poco conto. Graziano
prova per Teresa un sentimento fortissimo; la ragazza fa l’amore con il
chitarrista, ma non prova un forte affetto per il giovane, non riesce ad amarlo
pienamente;: è Graziano a soffrire, anche disperatamente, per amore, e a non
essere del tutto accettato dall’adolescente, anche per le sue compagnie
composte da giovani tossicodipendenti e trasgressivi, come Pistacchio. E’ un
amore infelice, quello tra i due, catturati da eros e pathos, anche se pure a
loro l’amore riserva delle gioie. E’ fondamentale, per cogliere le personalità
dei due giovani, la descrizione della loro intimità durante una cena in un
ristorante cinese; in questa scena i ragazzi sono distanti, l’uno dall’altra,
lontani, pur dandosi la mano; qui c’è il desiderio di ognuno di loro, verso la
felicità in amore, cosa che non riesce ad accadere, che non raggiungono,
nonostante i loro sforzi; i due trovano la sintonia di coppia solo a sprazzi; la
loro storia è veramente tragica e toccante. Il ragazzo vuole convivere con
Teresa e il suo desiderio è dettato anche dalla tensione verso un’evasione da
una pessima situazione familiare, con un padre debole, alcolizzato e violento e
una madre che si prostituisce, storia veramente precaria e tristissima, nella
sua sordidezza.
Il racconto finisce in un modo molto amaro: il giovane, dopo
aver tentato una rapina, viene ricoverato in ospedale ferito e Teresa va a
trovarlo, assicurandogli che il giorno dopo sarebbe tornata, ma non torna e lo
lascia nel suo oceano di dolore; la ragazza non riesce ad accettarlo: è questo
il punto nodale della loro travagliata vicenda Una storia sul nostro attuale
complesso mondo giovanile, che coinvolge il lettore per la rappresentazione
della psicologia della ragazza, tra luci e ombre, gioie e dolori, nella ricerca
difficile di una propria identità., nel mare magnum del mondo in cui viviamo, un
universo complesso, caratterizzato e stigmatizzato dalla piaga del consumismo e
in cui, per citare Erich Fromm, prevalgono i valori dell’avere, rispetto a
quelli dell’essere.
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Recensione |
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