|
Le mie teorie eretiche
Nel 1978 Radio France Culture, canale della radio nazionale francese, nata nel 1946, il cui palinsesto annovera programmi storici, filosofici, di scienza, letteratura, teatro, etc. incaricava i suoi collaboratori Estelle Schlege e Olivier Germain Thomas a recarsi a Roma per intervistare Marino Piazzolla, poeta, critico, pensatore su temi della cultura, la filosofia, l'arte in genere. L'intervista durò una settimana. E venne poi trasmessa alla radio francese.
- Schlege è una giornalista scrittrice. Dal 1980 al 1995 ha condotto ricerche storiche presso l'Archivio di Stato. È autrice di documentari a carattere antropologico per France 3. Continua ad operare nel mondo del giornalismo come free lance. - Thomas, laureato in filosofia alla Sorbona, si è perfezionato in Estetica sotto la direzione di Jean Grenier. Nel 1973 ha fondato la rivista “L'appel”. Oltre ad occuparsi di Piazzolla, per la televisione, fra il 1987 e 1997 ha prodotto i ritratti di Simone Weil, Yukio Mishima, André Malraux, Jean Marie Gustave Le Clézio, Jean Grosjeau. Nel 1993 è stato insignito del prestigioso premio Valery Larbaoul. Dal 2011 si dedica completamente alla carriera letteraria. Le conversazioni radiofoniche sono state recuperate dalla Radio francese e collocate nella loro integrità nel sito internet della Fondazione Piazzolla (www.fondazionemarinopiazzolla.it). Perché il titolo Le mie teorie eretiche? In quanto non si tratta di teorie dimostrate o prestabilite. Ma di punti di vista fuori le righe che riguardano la contraddittorietà, la crisi, la problematica dell'esistenza coinvolgendo la creatività artistica nel suo insieme. Il volume presenta la revisione, l’adattamento e l’introduzione di Donato Di Stasi. 2) Secondo lo stesso Di Stasi, chiarendo le proprie intenzioni compositive, l’artista mostra come, da un nucleo poetico centrale, si deve procedere per moltiplicazioni concettuali ed emotive fino a produrre effetti stranianti, fino a ricreare un meraviglioso stupore, lo stesso che dovrebbe avvincere lo spettatore, quando per la prima volta in vita si trovasse davanti alla Flagellazione di Piero Della Francesca, o anche alla Trasfigurazione di Raffaello. Se per Jean Cocteau la poesia appare più vecchia che eterna, Piazzolla non teme di dissetarsi alla fonte di un’eterna giovinezza scrittoria: questo può essere giudicato insopportabile passatismo o revanscismo lirico, oppure se ne può sottolineare l’onestà, nel corso di una ricerca autentica di senso di fronte al degradarsi dell’esistenza in automatismi disumanizzanti. Attraverso le domande dei due giornalisti, le risposte di Piazzolla e le sue argomentazioni puntuali e intelligenti, emerge l’immagine della visione del mondo del poeta. I temi affrontati spaziano dall’estetica, alla politica alla storia, dalla letteratura alla pittura, dalla filosofia alla scienza. Nella Conversazione n.1 del 2 maggio 1978, preliminarmente, viene descritta l’ambientazione dove si è svolta la prima intervista, l’appartamento in cui vive lo scrittore, composto e aperto come un microcosmo. La Schlegel, parlando degli occhi del poeta accesi di collera e passione, aggiunge che l’intellettuale che li accoglie pare avere mille anni e che le sue parole, come una caverna spalancata, urtano e colpiscono. La prima intervista ha il sottotitolo Il silenzio all’interno delle parole. Il vuoto come fondamento dell’arte. La falsa contrapposizione tra metafisica e scienza. In tale colloquio la giornalista, in tema di sacralità, definisce Piazzolla come un mistico con i piedi radicati nella terra d’occidente e lo sguardo fisso nel silenzio di Dio e afferma che Marino Piazzolla è qui, ma ci conduce con i suoi discorsi ai confini del mondo, dove ricolloca il principio supremo, il 3) fiume interiore, che straripa da un lungo mutismo, grazie alla natura trascendente della poesia. L’autore, che era anche pittore, dice che il suo credere nel sacro si può esemplificare attraverso alcuni suoi disegni, interpretati dai critici, come immagini di una metafisica non obsoleta. Dichiara che i suoi primi quadri risalgono alle fine degli anni sessanta e fanno pensare a qualcosa che si situa in una dimensione ancestrale e che contemporaneamente si proietta in un tempo a venire, altrettanto remoto e indecifrabile, quasi, potremmo dire, nella feritoia atemporale dell’attimo, così come è teorizzato da Heidegger. Piazzolla cita Simone Weil e la sua affermazione secondo la quale il sacro è legato alla solitudine, carica di silenzio e meditazione. Olivier Germain Thomas riferisce che il silenzio occupa un posto di rilievo nella sua opera e che lo s’incontra anche come titolo del suo libro più recente. Piazzolla dichiara che la sua raccolta Viaggio nel silenzio di Dio (1973), tratta del percorso all’interno della creazione, intesa nelle sue tre dimensioni, del naturale, dell’umano e del cosmico. Aggiunge che bisogna ricercare le condizioni di un silenzio autentico, per ritrovare il fondamento di una realtà duratura e stabile. La figura di Piazzolla emerge come un unicum nel nostro panorama letterario con la sua inclinazione al visionario, che si estrinseca nella sua produzione. Il poeta afferma che è il silenzio interiore a guidargli la mano, in quanto lo rende maturo per la meditazione e dopo una lunga riflessione avverte il bisogno di creare, come se una potenza indefinita lo spingesse ad esprimersi per oggettivare il risultato della riflessione stessa, che si è svolta nella completa assenza di suoni e rumori. 4) La sua ricerca si svolge verso l’impersonale e l’immutabile nella direzione in cui ha riflettuto e teorizzato Simone Veil. Si potrebbe aggiungere che la parola e il tratto infrangano lo stato di silenzio interno ed esterno, nel realizzarsi delle poesie e dei quadri dell’autore. L’inviato chiede all’artista se, come scrittore e poeta, sia riuscito a riprodurre le sue visioni interiori. Marino risponde che, come scrittore, è avvenuto alcune volte, altre no. Il pensiero poetico di Piazzolla, una volta liberatosi, si è configurato come una sintesi di trasfigurazione antropologica. |
|
|