Liriche scelte
Liriche scelte, la
raccolta di poesie di Giuseppe Arrigucci che prendiamo in considerazione in
questa sede, è scandita in tre capitoli che sono provvisti tutti e tre di titoli
e di prefazioni e sono preceduti da una premessa a cura di Guido Miano.
Cap.1: La spiritualità nella poesia di Giuseppe Arrigucci: la contemplazione
del volto di Dio (Prefazione di E. Concardi); Cap.2: I volti dell’amore
(Prefazione di F. Romboli); Cap.3: Il senso del tempo e le problematiche
dell’essere nelle liriche di Giuseppe Arrigucci (Prefazione di G. Veschi).
Il testo è corredato anche da una Antologia essenziale della critica e
dalle bio-bibliografie dell’Autore e dei prefatori. L’Autore (Arezzo, 1935 -
ivi, 2020) ha pubblicato le raccolte di poesie: Volo libero (2000);
Amen, canti dello spirito e della fede (2003); Voglia di una vita piena
(2015); …io…tu? Forse… (2017).
Scrive Enzo Concardi che la spiritualità nella poesia di Giuseppe Arrigucci vive
di dimensioni verticali e di ascesi: è mistica ed estatica, chiede di vivere la
Grazia santificante del Signore; è lode, preghiera ed invocazione a Dio sul
cammino della salvezza; è imitazione della vita di Cristo e visita figure del
Cristianesimo che hanno testimoniato la fede, divenendo modelli di santità e c’è
un incessante dialogo con l’Assoluto.
Il
volume racchiude una scelta antologica delle poesie del Nostro, tratte da varie
raccolte, e già da un rapporto empatico con i titoli ci possiamo accorgere della
vena assolutamente mistica, spirituale e religiosa delle poesie di Arrigucci,
che pur praticando una simile poetica, nella sua vita non è stato un sacerdote.
Nel congiungersi ottimistico del sacro e del profano, del trascendente e
dell’immanente, ritroviamo il titolo della raccolta Voglia di una vita piena,
a conferma che oltre ai voli trascendentali dell’anima il poeta è del tutto
conscio che la vita terrena può essere piena e perciò felice anche se vissuta in
funzione di quella infinita, insomma si può abitare poeticamente la terra
nonostante la forza del male perché il bene anche storicamente e non solo nella
vita privata del credente finisce sempre per prevalere con l’aiuto di Dio Sommo
Bene.
E
viene in mente l’atto dell’indiarsi del congiungersi con Dio in una fusione
mistica come hanno scritto i mistici medievali, mettendosi in ascolto della Voce
di Dio che si manifesta nelle pieghe della mente del credente.
Tessuti linguistici affascinanti, compositi, nitidi, luminosi, veloci, leggeri e
icastici quelli messi in scena da Giuseppe Arrigucci in questa raccolta che è un
prodotto veramente originale e sembra ritrovare come modello la poetica di David
Maria Turoldo che è stato poeta e autore di saggi come Il dramma è Dio. Il
divino, la fede e la poesia (1992), categorie tra le quali c’è una forte
concatenazione, un’osmosi intrinseca che sottende la forza salvifica di divino,
fede e poesia nel nostro liquido e drammatico periodo storico tra pandemia e
guerra per «varcare la soglia della speranza» come ha scritto Papa
Giovanni Paolo II.
Nella lirica Lacerazioni il poeta scrive: «Stasera ho bevuto la
malinconia / fino ad ubriacarmi! / Passata la sbronza / mi sono riconciliato con
la vita / anche se spesso è colma di dolore! / Solo di rado un lampo di gioia /
illumina l’anima / e subito sprofonda nel silenzio! / Che almeno l’ultima
giornata sia serena / in un abbandono fiducioso / senza nostalgie del passato /
senza turbamento per le cose non fatte!». Emergono i valori salienti del
Cattolicesimo che è dei forti all’insegna delle parole di San Paolo:
«Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità
sia nota a tutti. Il Signore è vicino!».
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