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Lume degli occhi

Domenico Cara è nato in Calabria e vive a Milano. Ha pubblicato innumerevoli libri di scritture creative, critica letteraria e d’arte. Ha fondato o diretto diverse riviste di ricerca poetica e organizzato esposizioni itinerali d’arte in diverse città d’Europa. Alla sua opera sono state dedicate monografie negli anni: 1987, 1992, 2003, 2006.

Lume degli occhi è il titolo del libro del Nostro che prendiamo in considerazione in questa sede.

Il volume è composto da aforismi e pensieri che non sono entrati nel precedente intitolato I flautini dell’occhio.

Come scrive lo stesso autore nella nota introduttiva, preceduta da un’Introduzione di Carmine Tedeschi esauriente e ricca di acribia, il libro è costituito da microtesti, didascalie, nuclei di evento sull’occhio e sullo sguardo, a cui sono stati aggiunti esempi di maestri d’ogni tempo.

La raccolta composita e articolata architettonicamente è scandita nelle seguenti sezioni: L’Oriente dello sguardo, L’iride cerca il tempo reale, Vedere il re (nella dissipazione degli occhi).

Gli occhi stessi sono stati oggetto di attenzione e ispirazione di molti poeti: basta ricordare Cesare Pavese che scrisse Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Anche Alfonso Gatto parlava della forza degli occhi e dello sguardo e proprio attraverso gli occhi ci si può affacciare e guardare e come ha scritto Charles Baudelaire: Da ogni finestra/ non vedo che l’infinito, versi riportati sulla quarta di copertina della raccolta.

L’autore è entrato nel tema del sacro con l’immagine di copertina che raffigura un particolare dell’opera pittorica Santa Lucia di Francesco Del Cossa.

Nel suddetto dipinto si staglia una mano campita su uno sfondo giallo che regge uno stelo vegetale le cui estremità a delta sono vicine a due occhi dalla forte intensità e non si deve dimenticare che la stessa Santa Lucia fu martirizzata tramite l’accecamento.

Si tratta di aforismi e pensieri densissimi semanticamente velocissimi, leggeri e di una icasticità vibrante, scritti frammentari tutti collegati tra loro nei quali il lettore penetra nell’affondare nei concetti elevatissimi a livello intellettualistico e imbevuti di una fortissima valenza introspettiva e filosofica e quello che colpisce è, che nonostante l’unitarietà della materia trattata, Cara non si ripeta mai creando una incredibile fantasmagoria di immagini che provocano suggestione e magia.

Del resto nella realtà di ogni giorno il guardarsi negli occhi diventa sempre più raro nella liquida realtà del postmoderno occidentale e come ha scritto Francesco Paolo Casavola il guardarsi reciprocamente negli occhi avviene raramente, forse solo nell’innamoramento che è uno stato di grazia fugace, in una contemporaneità veloce dove e tutto standardizzato e stabilito dalla tecnologia.

In ogni passo della danza, come si muovono i tuoi occhi? la vita? il cuore? scrive Domenico e in questa concentratissima stringa di parole crea un immenso ipersegno per cui se ne potrebbe scrivere veramente molto così come è densissimo ogni pensiero riportato.

E gli occhi possono essere buoni, cattivi, intelligenti o svagati e spetta ad ognuno di noi interpretarli in un esercizio di conoscenza.

Recensione
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