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Mi arrampicavo ancora sugli alberiUn senso religioso ed etico serpeggia nella prima poesia programmatica fuori dalle scansioni del volume a partire da un’invocazione a Dio nell’incipit della prima strofa, nella quale l’io – poetante rivolgendosi al Signore dice con urgenza di sentirlo con intensità in ogni fibra del tempo e del suo corpo, un Dio immanente.
La vita dà scacco nell’assenza di Dio, che comunque è un momento forte. E il poeta afferma con una chiarezza illuminante che la presunta salvezza, gettati noi sotto specie umana nel mare magnum del mondo, consiste nel perseguire ostinatamente la parola, il gesto che diradi la paura della sera. Nella quarta e ultima strofa di questo componimento senza titolo il poeta afferma con un’apertura alla speranza che è giusto onorare l’uomo, il creato e la memoria nel riconoscere la gioia tramite il profitto domestico che si realizza nel passaggio da una generazione all’altra. Seguono le ripartizioni del libro che sono le seguenti: Assenza, L’anno del lungo autunno, Il gesto indelebile, I miei figli mi costringono ad essere, Al tempo in cui mi arrampicavo ancora sugli alberi, Il camino, Insonne…, Quando passa oltre. Una vena intellettualistica e speculativa, dunque, pare essere la cifra distintiva della raccolta e della poetica in generale di Cardona come già si evinceva nel precedente libro L’ascesa e la rinuncia”. Ma Dio può divenire anche dio, il nulla e la sequenza del limite. Quindi in bilico tra un atto di fede e nichilismo si gioca la partita dalla quale scaturiscono i componimenti. Sofferenza e inquietudine traspaiono in queste composizioni sempre controllate e il poeta non si geme mai addosso nel cercare comunque il senso della vita che è una cosa possibile anche se il sottopassaggio rileggendo la cronaca per lui non c’è. Sospensione e magia connotano i versi di Pietro sempre raffinati e ben cesellati e che spesso hanno venature anarchiche. Inevitabilmente in un contesto simile anche il tema della morte è affrontato, una morte possibile ad ogni passo, in ogni attimo anche se si rimane in vita e ogni attimo pare sottendere la possibilità della fine. Il mistero in una sequela di immagine sempre pregnanti e affascinanti è il filo rosso nell’ordine del discorso del testo. Tra accensioni e spegnimenti i componimenti che sono tutti leggeri e icastici e antilirici si stagliano sulla pagina e al lettore pare di affondare nelle pagine stesse in tessuti articolati, compositi e omogenei. Arrampicarsi sugli alberi non è arrampicarsi sugli specchi. C’è una tensione comunque ad un’ascesa che potrebbe avere il senso di una redenzione tramite la parola poetica. |
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