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Ogni singolo respiro. Il cancro attraverso un'esperienza umana

Maria Teresa Pentangelo, dopo Tutti i colori del mondo. L’iperattività e la disattenzione attraverso l’esperienza di una mamma, prosegue con Ogni singolo respiro la sua ricognizione del dolore, affrontando la tematica del male del secolo, che nei Principi di medicina interna di Harrison, viene definita come malattia genetica che si propaga per alterazioni del D.N.A., causando una proliferazione cellulare incontrollata.

Il testo è fondato su storie autobiografiche che l’autrice racconta, interagendo con personaggi che fanno parte della diegesi, tra i quali ci sono suoi consanguinei diretti, che hanno vissuto il tragico tunnel del male, spesso conclusosi con la morte.

Per la scrittrice il cancro ha solo una causa scientifica, secondo quanto accennato.

La psicoanalisi freudiana, invece, afferma che il cancro ha, tra le sue origini, anche una causa psichica, che scaturisce da nevrosi e disturbi della sessualità, intesa anche a livello mentale, come espresso da Giuseppe Berto ne Il male oscuro.

Le ambientazioni scaturite da un io-narrante onnisciente, nel rivivere le varie situazioni sono idilliache. L'autrice è brava a disegnare una natura amata e vissuta in ogni suo palpito, fiore, albero, animale, profumo, sapore.

Nell’ordine del discorso sembrano in antitesi due forze: da una parte l’elementare volontà di vivere e di essere felici, dall’altra il male che piomba nell’esistenza dell’essere umano sconvolgendola.

Queste forze potrebbero definirsi anche eros e thanatos.

La lettura è avvincente e il lettore pare sprofondare nella pagina nel suo seguire gli eventi narrativi, che sono carichi di magia e sospensione.

L’autrice, mettendosi nei panni di chi ama essere nel mondo in tutte le sue manifestazioni, afferma di occuparsi di questo morbo, stando dalla parte della vita.

Si nota una forte chiarezza espressiva nell’addentrarci nella psicologia dei malati, ognuno dei quali si fa forza e lo combatte, a volte riuscendo a viverlo pazientemente, come la mite signora Bice, uno dei personaggi presentati.

La scrittura, ricca di particolari della quotidianità, è fondata su esperienze di vita vissuta.

Personaggio centrale è il padre dell’io narrante che, entrando da malato di cancro in contatto con figure della storia, emerge quale conduttore della vicenda.

Il libro, ben strutturato, è diviso in tre parti, che sono composte da numerosi segmenti.

Le sezioni sono intitolate Storie e sguardi, Profumi e stagioni e Le pagine dei ricordi.

Ben delineato il personaggio di Marinella, madre di cui viene svelata la parabola del male.

Anche in questa vicenda è presente la figura del genitore della Pentangelo (lo sguardo di mio padre si riflette negli occhi di Marinella), giovane donna scevra da ipocrisie, onesta, leale e gentile.

Il cancro le aveva stravolto una vita felice e la ragazza si era fatta curare. Con il progredire della malattia, cominciò ad avere paura del buio, dell’oscurità e del silenzio, perché le facevano percepire un forte senso di morte.

La storia esplora, in definitiva, tanti substrati che tendono a divenire punti di partenza per misteri della vita da accennare e svelare. Dimostrando che la gioia proviene anche dal dolore. Concetto arduo e temerario, solo se citato o accennato.
Recensione
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