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Ruvido lago
Ruvido lago può essere letto come un romanzo di formazione, che ha per
protagonista Caterina; all’inizio della narrazione Caterina è molto giovane, una
ragazza molto bella di umili origini che,, nel tempo, farà le sue esperienze.
Altro protagonista è l lago che dà il titolo al romanzo e che resta lì,
immutabile, mentre tutti i personaggi umani, nel bene e nel male, crescono,
gioiscono e soffrono, ognuno con un proprio destino determinato non solo dalle
scelte soggettiva, ma a volte da fattori esterni, anche terribili e
ineluttabili, come vedremo. Il lago, nel quale si rispecchia il sole, e che
Caterina, nel prologo osserva incantata, è chiaro simbolo della natura che resta
lì immutabile per millenni, quando gli esseri umani sono solo di passaggio, in
tempo di pace o di guerre, con i loro vissuti: i ricchi borghesi, i bottegai, i
politici, i nobili e i poveri come Caterina e i suoi genitori, che sono un
povero pescatore e una lavandaia. Caterina nasce negli ultimi anni della seconda
guerra mondiale e vive la prima infanzia nel terrore della devastazione e della
morte della guerra; i questo frangente, come anche i seguito, suo punto di
riferimento è sua madre Anna, dalla quale trae forza e conforto. Caterina,
tuttavia, dimostrandosi caparbia e ribelle, non accetta il modello in lei
introiettato dal contesto sociale esterno e dalla sua famiglia, che
precostituirebbe per lei la stasi in una vita remissiva, dedita solo alla
famiglia e alla maternità, con un’assoluta mancanza di istruzione.
La
protagonista non accetta di rimanere una ragazza ignorante e desidera
innanzitutto istruirsi per un riscatto sociale ed economico di se stessa. E’ un
personaggio, quindi, quello di Caterina, ben delineato a livello psicologico
dall’autrice: al carattere forte si aggiunge la suddetta bellezza fisica della
ragazza, che ne amplifica lo spessore complessivo, rendendola una figura
fortemente caratterizzata e originale. Sarà l’amore per il nobile Jacopo a fare
da spartiacque nella vita di Carolina un amore che vede il suo stato nascente il
15 agosto 1955, quando Jacopo vede la bella ragazza e se ne innamora. Tutto
sembra svolgersi nella tranquillità, il vissuto dei due amanti: Jacopo ha già
esperienze amorose, mentre per Caterina si tratta del primo amore, un amore
vissuto con trepidazione, senza che Caterina ne faccia parola con i genitori.
Jacopo è nipote della ricca contessa Celeste ed è ricco, viziato dalla zia e
negligente negli studi, ma la nostra protagonista, pur tendendo con tutte le sue
forze al riscatto sociale, lo ama senza calcolo, non perché il giovane è ricco,
ma per un puro sentimento, così come avrebbe potuto amare un povero pescatore
come suo padre Romolo.
Altri personaggi si inseriscono nella storia, come
l’insegnante privata di Caterina, Eloisa, che ne diventa amica e confidente.
Eloisa, donna molto intelligente, ha un tormentato passato amoroso alle spalle,
che l’ha portata a vivere un amore saffico con Clotilde, giovane e bella.
Caterina si getta anima e corpo negli studi con il lucido e pervicace proposito
di uscire dal protetto microcosmo della provincia laziale in cui vive, che la
relegherebbe ad un ruolo ben poco gratificante, per trasferirsi in città e
lavorare, riscattando così anche un modello stereotipato per quelle come lei,
oltre che se stessa. Ruvido lago è un romanzo breve, articolato in un
prologo, ventuno brevi capitoli ed un epilogo. La scrittura dell’autrice romana,
che è anche poetessa e che ha all’attivo numerose prove poetiche e narrative ed
inserimenti in numerose antologie, è nitida e cristallina, improntata ad una
grande chiarezza e sottende una solida base culturale che fa da cornice alla
vicenda e sono molto accurate le descrizione dei tipi somatici dei personaggi,
così come quelle naturalistiche.
La
vicenda si tinge di giallo, avvicinandosi al noir, quando entra in scena la
figura di uno stupratore che violenta e uccide una giovanissima ragazza,
lasciando sgomenti tutti gli abitanti del piccolissimo microcosmo di provincia,
dove si svolge la storia: questo episodio di cronaca nera esce su tutti i
giornali, seminando paura nel paesino perché si teme che il delinquente possa
ancora mietere vittime e la stessa Caterina viene minacciata, cosa che confida
all’amato Jacopo e a sua madre: sulle pagine dei giornali lo stupratore viene
definito come l’assassino del lago. Ecco, dunque, entrare in scena
Rosario Perriello, giovane maresciallo di polizia, al quale vengono affidate le
indagini del caso, che viene descritto di buonumore nel suo ufficio, perché la
sera precedente gli aveva parlato a lungo a telefono con Elena, la sua ragazza,
che viveva a Catania. Il prossimo anno si sarebbero sposati e lei l’avrebbe
finalmente raggiunto, colmando così la sua solitudine. Anche Eloisa viene
stuprata dal delinquente ma non uccisa, delinquente che, lascia, in
quell’occasione il messaggio che la sua prossima vittima sarà Caterina.
Fortunatamente il giovane stupratore viene arrestato e si costituisce alla
giustizia e Caterina così rimane incolume e si salva. Con uno spostamento
temporale di anni la vicenda giunge all’epilogo con un movimento come di
chiusura di un cerchio, nel senso che, all’inizio del romanzo, nel prologo,
avevamo incontrato Caterina in contemplazione del lago e qui incontriamo la
stessa Caterina ormai anziana, sempre in contemplazione dello specchio acquoreo.Tante cose sono avvenute e ora Caterina si ritrova sola a pensare vagamente al
passato:-“Più il suo corpo, che aveva suscitato tante passioni, sino ad
indurre al delitto o al suicidio, perdeva vigore e levigatezza, più la sua
memoria si affievoliva, ripiegando in se stessa, ancorata a quell’unico episodio
della sua vita, quasi volesse esorcizzare la paura della morte, in una illusoria
giovinezza dello spirito. Forse lei non era Caterina…-”, scrive Gemma Forti
in questo brano riportato sulla quarta di copertina, brano che ci dà il senso di
una perdita di identità della protagonista, che non è riuscita a realizzare i
suoi sogni.
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Recensione |
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