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Squarci

Di origine francese, Edith de Hody Dzieduszycka nasce a Strasburgo, dove compie studi classici. Attratta sin da giovane dal mondo dell’arte, i suoi primi disegni, collage e poesie risalgono all’adolescenza passata in Francia. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, nazionali ed internazionali e si è dedicata alla scrittura. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, fotografia, una raccolta di racconti e un romanzo.

Il testo dell’autrice che prendiamo in considerazione in questa sede è strutturato in tredici racconti poetici che presentano i seguenti titoli: Battaglia, Fantasmi, Trasporto, Pagina bianca, Traversata, Loro, Genesi, Desprofondis, Prisma, Il vestito rosso, Piccolo, Rovelli, Post.

La raccolta include la prefazione di Giorgio Linguaglossa esauriente e ricca di acribia e note critiche dello stesso Linguaglossa e di Luigi Celi.

In copertina fotografia della poetessa e grafica di Lucio Mayoor Tosi.

Come scrive la scrittrice in una nota introduttiva questo libro contiene 13 storie, alcune delle quali già pubblicate come racconti anni fa, poi modificate e trasformate qui in poesie.

Il titolo Squarci non rimanda ad un solo significato perché la parola indica una profonda lacerazione, un’apertura tra le nuvole e anche un brano o un passo particolarmente interessante di un’opera letteraria. Si può ritenere che la poeta dando questo nome all’opera sia stata conscia della polisemia del termine.

Cifra essenziale della poetica espressa in Squarci è quella di una vena intellettualistica, riflessiva e speculativa.

A livello semantico si notano nel testo un’oscurità e una complessità maggiori rispetto alle raccolte precedenti di Edith.

Anche una vena affabulante caratterizza i componimenti di Edith tutti suddivisi in strofe, che potrebbero essere considerati come dei poemetti autonomi uno dall’altro nella loro sequenza.

In Battaglia, il primo dei brani, è affrontato il tema della vita – lotta, dell’esistenza vista non pessimisticamente ma realisticamente come una battaglia quotidiana nella quale, come direbbe Montale, tutto è sempre da ricominciare.

Del resto Edith ha ragione in questo: ontologicamente in ogni cultura essere adulti è sinonimo di difficoltà, ostacoli continui da superare per cui sono molto coerenti con questa sensazione i versi Inventare una storia, Scavare nel mucchio e Puntare come un cane/ seguire le tracce.

Se l’inferno sono gli altri vanno a pennello i seguenti versi in Battaglia: - “…/Se si ribellavano allo strapotere/ di chi avrebbe potuto decidere al loro posto/ di chi li avrebbe trasformati in marionette/in fantocci senza volontà/ costretti a promiscuità indesiderate/ matrimoni forzati separazioni dolorose…”

L’autrice restituisce benissimo la presenza dell’alienazione dell’uomo contemporaneo che, detto in poesia, ritrova il suo riscatto proprio nell’essere esposta con urgenza.

Negli altri poemetti vengono trattati i temi più svariati come, per esempio, quello della famiglia.

Comune denominatore dei 13 brani è quello di una scrittura avvertita e icastica, originalissima per forma, stile e contenuti.

Recensione
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