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Velso Mucci, l’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, nacque a Napoli nel 1911. Tempo e maree comprende poesie tratte dalle seguenti raccolte del nostro; Continuum, 1962-1963, Umana compagnia, 1930-1953, Oggi e domani, 1934-1957, L’età della terra, 1958-1961, Lettere 1953-1964. Come scrive Massimo Raffaeli, nell’acuta introduzione, Velso Mucci è poeta di un solo libro, autore peraltro vulnerato da trascuratezza e oblio, fino ad essere espulso dal senso comune dei lettori. Il poeta, solo relativamente tardi, decise di dare una forma compiuta e ufficiale alla sua opera, nonché di formulare, anzi di anticipare, una vera e propria autogiustificazione.
In L’umana compagnia si riscontra un tono del tutto visionario ed è presente un forte straniamento; anche qui, a volte, sono presenti atmosfere britanniche, come nella prima poesia intitolata Five o’ clock, le cinque pomeridiane, che sono le ore del rito del tè in Inghilterra; in questa poesia vengono dette una carneficina, mani ghigliottinate, oltre che uno squalo sventrato, immagini che danno un tono brutale e quasi orrido alle descrizioni. C’è un tu, a volte, in L’umana compagnia, al quale il poeta si rivolge con un forte slancio emotivo; di questo tu ogni riferimento resta taciuto;-“… Non volgere gli occhi al mare aperto...”; questo verso che troviamo nella poesia Avviso, riecheggia vagamente alla scrittura di Montale. Contrariamente ai versi di Tempo e maree,, quelli tratti da L’umana compagnia, sono costituiti da segmenti staccati e iniziano con la lettera maiuscola. In Dell’amore e di qualche altra passione, che è un poemetto tratto da L’età della terra, in un versificare scattante e nervoso, si avverte un tono desolato e il poeta fa una meditazione sulla morte e sul tempo che passa, riflessione che pare avere un afflato cosmico. C’è nella poesia di Mucci una fortissima concentrazione semantica che si coniuga spesso ad una forte densità metaforica e sinestesica. Pur non essendo un poeta lirico tout-court, il nostro, anche se raramente, ci offre degli squarci e delle aperture al tono lirico, che sono delle vere accensioni, nell’ambito di un unico testo. Personalità di poeta umbratile e dolente, quella del poeta Velso Mucci, che trasfigura il dolore dell’esistere, in componimenti certamente alti, senza mai gemersi addosso; se la vita è dolore e afasia, morte e mancanza di senso, allora solo la parola poetica nel suo schiudersi, può essere un antidoto agli aspetti negativi dell’esistere. Una poetica, quella di Mucci, dominata dalla cifra di un pessimismo, che diviene, attraverso la parola, un esercizio di conoscenza; è presente anche il senso di una percezione arcana della realtà, con il suo mistero. Il pessimismo di Mucci è diverso da quelli leopardiano, perché, contrariamente al recanatese, il nostro non tende all’infinito, al naufragare in uno spazio salvifico e di redenzione. Anche viaggiando, aprendosi a nuovi spazi, il poeta non riesce a relazionarsi serenamente con la realtà e si esprime, tuttavia, con una scrittura sorvegliatissima e non priva di forza espressiva e tutte le composizioni sono felicemente risolte. Il nostro fa parte di quei poeti italiani, che in vita sono rimasti sottesi ad un forte silenzio e, per questo, ci sembra opportuna la pubblicazione di questo testo. Tempo e maree è stato pubblicato con il contributo della fondazione Piazzolla di Roma diretta da Velio Carratoni.
noi viviamo in un tempo
vola un piccione grigio alla lavagna i
più vecchi tra noi a
quest’ora nella piana di Pirilico
se la memoria indugia
questo è l’ultimo tonfo della chiatta
noi viviamo in un tempo
Carneficina all’ora del tè |
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