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Alessia
“Il linguaggio accoglie nel suo tempo lo svanire della bellezza”, ha
scritto Antonio Prete a proposito della caducità e della malinconia di fronte al
fulgore di qualcosa che è destinato a svanire e proprio nel suo splendore indica
l’annuncio dello svanire. “E’ la tristezza di chi guarda la bellezza avvertendo
il lutto per l’anticipazione della propria fine”, aggiunge. Per poi avvertire:
“Il vero lutto del poeta, in quanto poeta, non nasce dalla percezione della
morte nella vita della natura, dell’inverno nell’estate, ma nasce dal sapere che
la custodia della bellezza nella poesia è un’illusione. La poesia è soltanto un
differimento, una trasposizione, della caducità in questo: in questo, davvero,
metafora sempre del passaggio”.
Raffaele
Piazza in “Alessia” celebra il tempo perduto dell’amore, la giovinezza
bruciata, quel che non c’è più e comunque resta come una impronta nell’anima,
una ferita nella memoria. Si misura con questo grumo dolente di ricordi
proponendo immagini che in una sequenza disordinata – ma è l’ordine
dell’inconscio a regolarla – vanno a comporre una sorta di narrazione in versi,
una storia poetica che sembra alimentarsi nel sogno per raccontare la vita.
Riesce nell’impresa perché si mostra in grado – come Prete sottolinea – di
sfuggire alla tentazione di consegnarsi al flusso del passato e invece esibisce
una scrittura di serenità inquieta che trattiene l’emozione e comunque la
comunica.
La stagione del 1984, Alessia e Giovanni e i loro abbracci e i loro
progetti, l’esistenza quotidiana che scorre tra letture, esami e incontri,
l’aria di festa nel presente e di attesa del futuro, tutto ciò va a comporre un
edificio nelle cui fondamenta si apre una crepa che progressivamente si ampia.
L’auto scivola nel Parco Virgiliano, i gabbiani e le rondini gli uccelli invano
gridano “attenzione”, “e ci sarà raccolto”. La rigenerazione avverrà dopo, a
circa un ventennio di distanza, nell’albergo degli angeli.
Piazza rivela una cifra di elaborazione poetica matura, i versi di “Alessia”
costituiscono il punto alto di una fatica letteraria a cui nei modi della
militanza alla pagina è stato fedele negli anni e che promette ulteriori prove.
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Recensione |
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