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A Riccardo (e agli altri che verranno)

Un altro gradito dono è arrivato da Domenico Defelice: il suo ultimo volume dedicato al meraviglioso nipotino, e non solo, anche agli altri che verranno.

In questo lavoro Defelice deposita la sua memoria familiare iniziando dal matrimonio della figlia (un distacco dolce/amaro dalla sua “perla più preziosa”); unione che darà alla luce Riccardo. Ancor prima della nascita, però, la fantasia del nonno vaga nel futuro quando potrà essergli vicino e insegnarli a crescere. Inoltre, sa che la vita comincia sin dal concepimento e per questo ama già incondizionatamente il corpicino che si sta formando giorno dopo giorno. Sa pure che quel corpicino è “impastato” con le sue stesse cellule ed è la nuova gemma di un albero genealogico millenario.

A differenza degli altri libri, in questo lavoro manca completamente la vena ironica, anzi, il dettato poetico scorre in maniera quasi elegiaca poiché traspare un profondo sentimento. Non solo amore verso il nipote ma amore per la vita stessa, con tutto quello che la circonda. Il mondo che attornierà Riccardo sarà certamente diverso da quello del nonno: “Penso come sarà il mondo / visto dai tuoi occhi, / quello che non sarà più mio.”. Alla figura di Riccardo s’intreccia quella della figlia (preziosa anche nell’aspetto, con i capelli biondi e gli occhi verdi), ora madre, che assume un altissimo valore: “Tutte le donne / sono Madonne / nella maternità.”.

Il percorso narrativo di Defelice si discosta in ogni modo dal semplice omaggio affettivo poiché nel racconto confluiscono temi che oltrepassano il dialogo, come per esempio la collocazione della nascita del nipote in un preciso ambiente politico e in un determinato periodo astrale; e in generale si recepisce un impegno addentro l’ambito sociale, culturale ed etico. Egli segue passo dopo passo la crescita di Riccardo, dal primo dente al primo compleanno, alla prima volta che si è sentito chiamare nonno, e così via. Un epistolario che accende scene familiari e fotografa teneri momenti, ma anche la crisi per l’inizio della Scuola Materna: “Cosa non farei perché si avesse / il tuo sorriso nel distacco, / non assistere ogni mattina / a un pianto disperato.”.

Riccardo intanto cresce. Arriva il primo saggio della Materna, comincia il dialogo con il nonno e la collaborazione ai giochi e alla vita: “Siamo in campagna, Nonno? Mi aiuti / a piantare e innaffiare?” Tu, a strappar piccole bacche / dalla siepe e spargerle tra l’erba.”. E tra fiabe e capricci arrivano i cinque anni. Per l’importante momento Defelice gli dedica una profonda, significativa lirica, dove appaiono anche i suoi ricordi d’infanzia e, purtroppo, l’amara consapevolezza di essere vicino al traguardo: “Non so quando, Tesoro, non so quando, / ma presto dovrò lasciare questo mondo!”.

Nella seconda parte, Defelice sposta il suo augurio a un altro matrimonio, quello del figlio Stefano, dal quale avrà inizio un’altra nuova vita, e il suo cuore già trepida nell’attesa dell’evento. Inoltre, è consapevole che i nipoti saranno il suo futuro e che attraverso i loro occhi anche la morte non vincerà del tutto: “Non morirò del tutto. / Vedrò la luce con i vostri occhi, / i colori, le forme, / le tante meraviglie strepitose; / suoni ascolterò, rumori ed armonie / col vostro udito;…”.

Nel volume sono incluse delle bellissime fotografie di Riccardo e degli sposi, che accompagnano il dettato rendendolo ancor più pregnante.

Recensione
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