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Artificialìa

La poetica di Onano si vale per la maggior parte di una struttura d’ampio respiro; a volte l’impostazione è addirittura prosastica, altre volte invece il pensiero è breve, lapidario. Questo alternarsi ritmico produce una varietà di suoni e di silenzi, che fanno percepire di trovarsi di fronte a un poeta dinamico. Addentrandosi poi nella lettura, la prima sensazione diventa certezza. Onano, infatti, sviluppa un dettato dal forte timbro, lontano da ogni lirismo, che denota un pensiero impulsivo. Anche Anna Ventura, nella presentazione del libro, evidenzia tale prerogativa: “La poesia di Onano è una materia densa e viva, un magma da cui emergono, a tratti, bagliori e sussulti, boati, esplosioni.”.

Riguardo al contenuto di “Artificialia”, il soggetto prevalente è il genere femminile di ogni specie, indispensabile per riprodurre la vita. Così la donna è descritta nei vari aspetti: dalla bambina alla femmina che “Si donava gloriosa soltanto / nella posizione della cavallerizza…”; e per le specie animale e vegetale il discorso risulta ancor più vivido, e produce immagini molto crude. In tutto serpeggia una forte carica sensuale, forse anch’essa indispensabile per l’accoppiamento che determina la vita.  Ma la carica sensuale, associata alla forza della femmina, provoca nel maschio una certa paura perché si sente minacciato e capisce che può essere dominato. La donna comunque, in certi momenti, può apparire anche gentile e dolce, soprattutto può divenire un mito irraggiungibile.

Onano poi si sofferma su altri temi: Auschwitz, La morte di Pantani, il viaggio di Marco Polo. Lo stile continua ad essere robusto ed incisivo, ed egli spazia in quel “magma” che gli è congeniale per rappresentare gli intrecci dell’esistenza, sua materia di studio (medico specialista psichiatra). Questa formazione ha inciso indubbiamente sulla sua poetica, tanto che alcuni passi risultano un po’ ostici e destabilizzano il lettore. Lo stesso titolo è il frutto dell’immaginazione: “…dai manufatti creati dall’uomo (“Artificialia”). Questi ultimi sono spesso di difficile valutazione”.

Recensione
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