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Le liriche di Nicoletta Corsalini
si distinguono per un andamento particolare che gioca con i differenti respiri
del verso e i vari silenzi. In questo modo la voce si dilata in racconto o si
blocca nel suono di una sola parola, rendendo il dettato più vivo e senz’altro
più penetrante; un continuo movimento che denota l’incessante pensiero della
poetessa. Un altro elemento che la evidenzia è il suo porsi con un certo
distacco di fronte alle problematiche sia personali sia universali; non riguardo
al sentire (che evidenzia una grande sensibilità) ma allo svolgimento
linguistico che amplia il discorso con artifici sintattici, dialoghi continui
con un interlocutore astratto che rispecchiano uno sdoppiamento della sua
interiorità, a volte una dissociazione di pensiero. Il tutto per creare
un’atmosfera dai toni sfumati e dai profondi echi, ma ricca di concetti e
riflessioni. Una poetica dunque che testimonia una sicura maturità e spessore
stilistico.
Corsalini si pone Di fronte al
destino percorrendone le tappe salienti, rivisitando ricordi personali e
storici e rivelando pure la sua venerazione per la poesia, tanto da considerarla
vitale, fonte di gioia ma anche di tormento: “Io sono | colei che | non si
ama o | troppo si ama | fino alla perdizione. || Io sono | la tua maledizione, |
un raggio di sorella Fortuna. || Io sono Poesia, | abbandonati…”. Un’opera
che scava nel profondo dell’essere e di sicuro coinvolgimento.
Il
volume inoltre è impreziosito da splendide immagini di Tony Vaccaro, uno dei
migliori fotografi del XX secolo, che riproducono scene e ritratti degli anni
centrali del novecento e che restano scolpite nella memoria per il fortissimo
impatto visivo.
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Recensione |
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