Il giorno di Ognissanti
L’ultimo lavoro di Lidia Are Caverni, “Il giorno di
Ognissanti”, è suddiviso in tre sezioni: la prima che dà il titolo alla
raccolta; la seconda “Erbario d’autunno”, e la terza “Frutto rosso aspro di
sapore”.
La Are Caverni tratta il verso mediante una
particolare concezione sintattica. Le interpunzioni sono inesistenti, cosicché
la lettura scivola di rigo in rigo ed ogni lettore può ricavare un proprio
ritmo, secondo la propria sensibilità. Riguardo al dettato, la ricchezza
espressiva della poetessa è densa di significati, e spazia tra momenti
filosofici, ricordi, sentimenti, elementi naturali e paesaggi.
La sua maturità a volte rasenta degli apici di
difficile interpretazione, per questo anche un lettore attento deve tornare più
volte sul testo per capirne la giusta intenzione; ma ciò non appesantisce la
lirica, anzi, la rende ancora più pregnante.
E’ nella prima sezione che si trova più spesso tale
atteggiamento. Alla fine resta impressa una certa malinconia, che l’autrice
accosta a foglie secche o marcescenti, ad atmosfere ovattate, al frusciare del
vento o all’umidore della pioggia: “ …e te ne andresti con l’umidore
di ciglia / nella sera che sorge nelle vie / spente in cui non brillano fanali /
aria greve di foglie di canali.”
In “Erbario d’autunno” il tono si accende di
colore e l’Are Caverni ci dona delle pregevoli immagini agresti, delle nitide
pennellate cromatiche costruite proprio con occhio pittorico. L’ambiente prende
vita e una sequenza di fiori lo illumina. Per ogni fiore l’autrice crea una
storia ricca di scene, dove la natura assume a volte tratti paradisiaci, e dove
il lirismo tocca punti rilevanti: “ Il giallo fiore di tarassaco
colmava / il prato il verde turgore dell’erba / il pettirosso tinnava il suo
trillo / di vetro non si sarebbe mutato / in seme la bianca candela di nulla /
un soffio della vita intanto fioriva / e il prato ne gioiva. “:
L’ultima sezione è dedicata alla nonna, e la
poetessa chiude la raccolta immergendosi nella dolcezza dei ricordi. In questa
sezione anche il verso si addolcisce e il ritmo diventa più scorrevole; i
ricordi s’intensificano, la nostalgia si accresce e con l’amore la Are Caverni
riesce a fissare un ritratto efficace: “Cos’è l’amore un brivido / di fiamma
che lento si strugge / nella sera così era per te / nel rinnovato giorno il
fiorire / lesto di mani nel tacito tuo fare / un bisbigliare lieve di
preghiera.”.
Alla fine, grazie alla copiosa varietà di
pensiero, associata ad una tecnica di scrittura molto personale, resta la
certezza di essersi accostati ad una poetica di sicuro rilievo.
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