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Il sogno quotidiano

Ho già avuto modo di gustare la poesia della Marinelli, e quest’ ultimo volumetto “Il sogno quotidiano”, edito da “portofranco” per la nuova collezione di poesia pugliese contemporanea Delphinus, diretta da Angelo Lippo, è la riprova della validità della sua poetica.

Ho già avuto modo di rilevare l’importanza del sogno per la Marinelli, e in quest’ultimo lavoro il “sogno” dà addirittura il titolo all’opera, ma il “quotidiano” che lo segue fa sì che il sogno perda un pizzico di fantastico, oppure che lo acquisti il quotidiano; l’autrice ha ben pensato di dividerli e di presentarli in due sezioni per meglio definirne la peculiarità

Le prime due liriche della sezione “il quotidiano” introducono il lettore nell’intimo degli affetti della poetessa, e subito lo coinvolgono emotivamente per la forza evocativa, che scaturisce dal verso d’ampio respiro nel trattare la figura materna e il suo paese. Il ricordo del paese comprende anche coloro che vi abitano, soprattutto gli anziani che possono ancora raccontare “storie infinite” e che l’autrice conta “ad uno ad uno”. L’amore per la terra natia è talmente grande che il suo canto si erge vigoroso a lodarne ogni particolare. La Marinelli si riempie di tante bellezze per saziarsi finché il suo occhio avrà la fortuna di poterle vedere. Nel realismo delle liriche di questa sezione il sogno vi entra solo furtivamente, solo qualche accenno che stuzzica la voglia di seguirne lo sviluppo. Ed è nella seconda sezione che il fiato lirico si accende di tocchi magici.

E’ “nel sogno” che la poetessa parla con l’anima, con la luna, con il sole. Anche il ricordo d’amore è avvolto in un paesaggio incantato, sfuma nei contorni e sebbene “il radar dell’anima più non pulsa/ il suo segnale di luce” può lo stesso sperare tramite la forza cosmica che “…la reclusa felicità/ torni a sorridermi, come ieri.”. L’elemento in cui si perde più volentieri per dimenticare la realtà è il mare, padre di sirene e di mostri. In questa sezione il verso si restringe ed incide, e i silenzi si accentuano. Nel “sogno” l’autrice riesce a sublimare il quotidiano cosicché, coprendolo di luce e di mistero, riesce a convivere con la malinconia sempre latente e con il dolore di certi eventi esistenziali
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