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La solitudine dei pensieri
Nella silloge “La solitudine dei pensieri”, che ha
meritato il 4° Premio Città di Pomezia 2006, Cianchetti ha raccolto dei brevi
componimenti, strutturati in modo lineare e compatto, che trasmettono un
profondo sentire. Il ritmo costante e pacato accompagna un dettato intriso di
malinconia, e già il titolo della silloge avvia ad un’atmosfera di silenzio e
d’introspezione.
Per Cianchetti la solitudine è una condizione
disperabile, ma anche uno stato di quiete nel quale abbandonarsi ed in certi
momenti, paradossalmente, crogiolarsi. Per lo più sembra invece che sia
intrappolato in una spirale e non riesca ad uscirne; peggio ancora, non riesca
ad intravedere neanche uno spiraglio di luce. Alcune liriche, infatti,
trasmettono una negazione assoluta: “Angoscia notturna, / mio cuscino
solitario, / anche tu canti / questa triste nenia. / Giallastre luci / circondano
nella mente / la mia solitudine / e l’asfissiante lezzo / si inserisce, acre, /
nel mio cervello.”. Il passato trascorso, i ricordi di un tempo sereno, la
gioia di avere accanto la donna amata, sono piaga lacerante ora che tutto è
finito.
L’anima è distrutta: “Esiste in me, / nascosta,
l’ansia / della tua presenza. / L’anima mia / si è fermata / là, sulla strada, /
a seguir la tua figura.”, e senz’anima è quasi impossibile ritornare ad una
normale esistenza. Nell’insicurezza, nel dolore, le vie diventano lunghe,
tortuose, oscure, e il poeta teme di perdersi definitivamente. Anche quando si
accosta al mondo esterno è attratto da figure problematiche, come gli
sconosciuti d’altri paesi che si portano addosso tutta la malinconia della loro
situazione, però a loro vorrebbe infondere una qualche speranza; si ha
l’impressione che sentendosi accomunato nello stato d’animo, trovi la forza di
reagire.
Con questa raccolta, il poeta ha dato voce al suo
intimo sentire, forse alla ricerca di una possibile catarsi.
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Recensione |
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