Tempi ordinari
Maria Letizia Cravetto è un personaggio versatile
che spazia dalla filosofia all’antropologia, dall’intessere per l’arte alla
collaborazione giornalistica. Ha pubblicato opere poetiche, romanzi, saggi,
testi per il teatro. Quest’ultimo libro raccoglie delle liriche e un atto unico.
Il volume inizia con diverse poesie che trattano
l’amore e delineano il suo grande bisogno di un rapporto: “Abituata alla
siccità del deserto / Al sole implacabile / Ho compreso la fonte / Della
distruzione mentre / La follia dell’amore / S’inscriveva nel corpo: / Arsura e
miraggio.”; che comporta lampi di gioia ma abissi di solitudine quando il
sentimento sta morendo. La sua voce è nitida e concisa e tocca temi esistenziali
e universali, come per esempio quando sviluppa la piaga della condizione ebraica
“In un campo di sterminio, / Stavano per seppellire vivo / Una merda Ebrea.”,
o quando dedica delle liriche a due amiche che lottano tra il cancro e il lutto.
Nell’atto unico “Gaia” Maria Letizia Cravetto
espone in modo originale la condizione di una donna alla quale viene
diagnosticato un cancro. Con una regia dettagliata, che comprende momenti
musicali, in scena si susseguono tre personaggi più una presenza silenziosa (una
gatta nera di nome Gaia), alla quale la protagonista apre il suo cuore. Il
personaggio maschile, che rappresenta l’amato, parla in inglese cosicché crea
uno stacco fonetico che si sovrappone alla musica e alle altre voci, creando
un’atmosfera molto particolare che rende l’angoscia della situazione. E’ una
rappresentazione dell’inconscio quasi metafisica.
Nell’ultima sezione “Brividi e scintille” Maria
Letizia Cravetto svela il suo animo contrastato e sofferente. Il desiderio
d’amore, il senso di solitudine, il rapporto difficile con il padre, suscitano
il bisogno di una lotta interiore tra il lasciarsi andare e il combattere per
non perdere “il desiderio di una vita vivente”.
Il volume "Tempi ordinari" è composto quindi
di un pensiero complesso, che vaga soprattutto tra i meandri dell’anima, ma
lascia sempre spazio al lettore di interpretare secondo il proprio sentire,
poiché la scrittura resta sempre ai confini dell’esplicito.
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