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Affari di cuore

Già nei primi tre poemetti di Piccola colazione(1987), Paolo RuffiIli trattava il tema dell’erotismo, dalla scoperta del corpo alla passione amorosa. Con accenti nuovi, utilizzando ora la canzonetta ora l'arietta permeata da una musicalità contemporanea (con un ritorno ansioso e turbinoso dolce e nevrotico al contempo), il poeta, in questo suo nuovo libro, Affari di cuore (scandito in quattro sezioni, ciascuna con versi introduttivo), svolge in maniera più esaustiva tale tema. E ricorre anche, nelle fantasie sessuali, a un repertorio di giochi erotici a base di torture e sofferenze, con l’idea di soggiogare o di essere soggiogati nel piacere della violenza, per vincere noia e abitudini quotidiane rendendosi più liberi, disinibiti (spesso tradendo l’altro) e trasgressivi (a volte pure cannibaleschi).

Convinto, come dice nei versi introduttivi alla prima sezione (Per amore), di aver più dato che ricevuto,Ruffilli descrive, nei componimenti successivi, l’atto erotico di un io maschile amante di una lei che tratta l'amore come un affare, da vera donna in carnera, nella location di una stanza dove il letto è un “campo di battaglia". Nel centro di tutto c’è dunque l'eros, forza motrice della vita in tutte le sue declinazioni: desiderio, passione, carnalità, dolore e ossessione. Protagonista è pertanto il corpo e il modo di usarlo come strumento di piacere, di delizia, apparentemente senza freni o inibizioni, pur se non mancano le incursioni dell'anima.

L'autore, in bilico tra Oriente e Occidente, mescolando amore profano (spesso) e trascendenza (a volte), sentimenti ed emozioni, va alla ricerca della verità di noi stessi (o di noi stessi nel profondo), in un intreccio di sadismo e masochismo, di violenza e tenerezza. Inoltre, l'unione e il godimento dell’amore sono visti, nei suoi versi, quale porta per comunicare, rompendo la scorza del nostro io, quasi intravedendo una nuova immagine di bellezza, capace di far scattare l’empatia, l’immedesimazione con l’altro.

L'eros nuota qui nella mente, a testimoniare una passione che brucia a lungo nella narrazione, trasformandosi in musica, sintonia, accordo di sentimento ed emozione. In un tempo storico in cui tutto scorre velocemente, anche l'amore si immerge in questa frenesia, diventando a tratti condivisione, sete reciproca, bisogno che travolge ogni altro pensiero.

Nella società postmoderna, segnata dall’individualismo e dall’egoismo, i protagonisti di questi versi pervengono ad un piacere immediato, non raggiungono mai il vero amore. Essi stessi, non riuscendo a governare gli impulsi e il desiderio non colgono una vita felice per cui, spesso, solo nel sogno o nella finzione ottengono un rapporto appagante. Senza dimenticare che ognuno dei protagonisti soltanto in apparenza dona se stesso all’altro; non si dà, quindi, ciò che si è nel profondo dell'anima, per cui non si verifica quell'unione totale, quella rimarginazione nella ferita dell’incompiutezza (forse nostalgia dell'unità del cordone ombelicale) a cui mira soprattutto la figura maschile (quasi come in Eluard).

L'assedio dell'erotismo (come già in Catullo) diviene allora dominio e sottomissione, trionfo e scacco, abisso e luce. La stessa ansia accresce il significato e l'intensìtà di tutte le cose, nella furia della passione (che ricorda un po’ l'inquieta adolescenza di Agostino di Ippona). Si tratta di un eros incandescente (inteso, ripeto, come vacanza, liberazione, fuga dalla monotonia della vita), che pare incalzare e gettare da parte, tra rimorso ed incertezza, i due amanti, in un rapporto dove l’uno e l'altra sono insieme cacciatore e preda, dominatore e dominato. C'è perciò, nei versi di Ruffilli, quella gioia dei cinque sensi, in particolare del gusto e del tatto che fa pensate, a tratti, al trionfo della sensualità, di alvareziana memoria. E, durante tale attività erotica, le questioni del cuore diventano faccende, impegni, avventure, combattimenti ma due corpi, soddisfazione insoddisfatta.

Tra vita, letteratura ed arte, realtà, e finzione, leggerezza e profondità, sensi e ragione, mente e cuore, gioia e tristezza, si muove la solitudine a due degli amanti che esclude gli altri.

Questo libro conferma che la poesia del Nostro si avanza fra tradizione ed innovazione, con una voce personale ed originale, fatta di vibrazioni musicali nel suo tessuto compositivo, senza ombra alcuna di retorica. È, quella del poeta, una maturità espressiva, frutto di un lungo lavoro di ricerca sulla parola, che risulta pertanto semplice, essenziale ed antimelodica.

Scrittore e poeta di idee profonde ed incisive, Paolo Ruffilli tratta qui il tema dell'amore con un linguaggio nuovo fatto più di sostantivi significativi (cfr. titoli quali Desiderio, Furia, Incendio, Passione, Ossessione, Furore, ecc.) che di aggettivi (cfu, ad es., “Ardente", "Stanco", ecc.), nonché di altri elementi o connettivi (verbi, avverbi, locuzioni ecc.). Si tratta perlopiù di termini moderni, di alcuni antichi (cfr. "desire", "aere", "infingimento", ecc.) e di neologismi (cfr. "telefonino”, “display”) che contribuiscono, con qualche accenno di dialogo e di attenzione per i dettagli (specialmente ne Al mercato dell'amor perduto, ultima sezione del libro), alla piena riuscita dell’opera.

 

Recensione
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